(contiene spoiler)
L'utilizzo dei termini "corpo" e "anima" nel titolo del film riassume perfettamente l'intento della regista Ildikó Enyedi: esplorare le due dimensioni essenziali dell'esperienza umana, quella fisica, legata al corpo, e quella spirituale, rappresentata dall'anima. In particolare, l'utilizzo del concetto di anima, termine che ha in sé innumerevoli interpretazioni sia religiose che filosofiche, suggerisce un approccio universale, come a voler esaminare il legame profondo che accomuna tutti gli esseri umani, indipendentemente da particolari contingenze personali.
La rappresentazione del corpo è subito evidente nel film: il mattatoio, dove lavorano i due protagonisti, diventa un luogo simbolico che incarna la crudezza e la materialità della vita. Qui, la sofferenza è tangibile e ineluttabile, mostrata in modo diretto e realistico, con animali privati della vita, trasformati in mera materia. Le sequenze del mattatoio non sono solo un richiamo alla violenza insita nella condizione umana, ma sottolineano anche l'alienazione che i protagonisti provano nei confronti dei propri corpi e dei propri sentimenti.
In netto contrasto, il mondo dei sogni ci introduce alla dimensione immateriale e spirituale del film. Il regista, con grande eleganza, risolve il dilemma di rappresentare l'anima attraverso la scelta onirica di far sognare ai due protagonisti la stessa visione: due cervi che vagano insieme in un paesaggio innevato. Queste scene, che si ripetono nel corso del film, sono un respiro di purezza e armonia, una fuga dalla brutalità del quotidiano. Il movimento delicato dei cervi simboleggia la vulnerabilità, la libertà e la connessione profonda che i protagonisti possono vivere solo a livello inconscio, lontano dalle costrizioni fisiche e sociali del mondo reale.
Le scene dei cervi non sono solo un simbolo di spiritualità ma rappresentano anche il potenziale di un amore puro, non ancora contaminato dalle difficoltà della vita materiale. Sono l’immagine di due anime gemelle, unite in un legame che trascende il corpo. Questi momenti onirici offrono un contrasto emozionale e visivo con l'ambiente freddo e industriale del mattatoio, creando una dualità che permea l'intero film.
La complessità emotiva dei protagonisti emerge nel loro rapporto travagliato con i propri corpi. La protagonista femminile, in particolare, è alienata dalla sua corporeità: il suo rifiuto del contatto fisico e la sua incapacità di gestire le emozioni incarnano la difficoltà di conciliare la sfera materiale con quella spirituale. Il film, però, non rimane intrappolato in questo dualismo. Al contrario, accompagna lo spettatore in un viaggio di integrazione, in cui le due dimensioni, apparentemente opposte, si fondono. Questo percorso culmina nell'amore tra i protagonisti, che diventa il punto d'incontro tra corpo e anima, trasformandosi nella chiave che permette loro di superare le loro paure e fragilità.
L'amore, nel film, non è solo un sentimento romantico, ma la forza unificante che permette di conciliare la brutalità del corpo con la delicatezza dell'anima. Attraverso la loro unione, i protagonisti trovano un equilibrio, un senso di completezza che rende l'esperienza della vita autentica e significativa.
Riflessione profonda sul dualismo intrinseco all'essere umano, l'opera riesce a rappresentare con grande sensibilità e originalità due mondi apparentemente inconciliabili, mostrando che solo attraverso l'amore è possibile trovare l'armonia tra corpo e anima; inoltre, con il suo stile visivo poetico e la sua potenza emotiva, resta impressa nella mente e nel cuore dello spettatore.
Daniele Ciavatti
Nessun commento:
Posta un commento