11 febbraio 2015

FILM AL CINEMA - "The Imitation Game" di Morten Tyldum

Il regista norvegese Morten Tyldum porta sullo schermo la vita di Alan Turing, genio ante litteram dell'informatica, noto per aver decrittato il sistema di comunicazione usato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Storia autobiografica di amore e di guerra, di passione e di sofferenza, di condivisione e di emarginazione, l'opera si caratterizza per il taglio intimistico del linguaggio (ed in questo la voce fuori campo ed il ricorso al flashback giocano un ruolo decisivo), incentrato sulla figura portante del brillante giovane londinese (Benedict Cumberbatch) dagli occhi freddi come il marmo ed enigmatici - a tratti chiaroveggenti - come la temibile macchina "Enigma". 
Dosi di suspense non mancano, l’atmosfera da spy story neppure ed il "dietro le quinte" della guerra aggiunge mistero alla tragedia dei fatti. Tuttavia, gli eventi bellici che intessono la trama fungono da sfondo ad un racconto che riveste innanzitutto una dimensione squisitamente personale e dolorosamente umana. Gli occhi agili e fulminei del protagonista acquisiscono man mano un colore diverso, distante da quell'azzurro sprezzante fatto di ghiaccio, si opacizzano fino a tramutarsi in un grigio cupo ed intenso. Si avverte la fragilità emotiva del matematico britannico, le cui difficoltà affettive e relazionali traggono origine da una sensibilità violentata da regole insulse e bigotte che lo indurranno presto al sacrificio di sé. Non c’è "gioco imitativo" che tenga quando ad essere violata è la propria intimità, la propria essenza più vera e profonda. Il film si lascia seguire con interesse e merita, quindi, l'apprezzamento di un pubblico curioso, sensibile ed attento a tematiche storiche ed umane sempre attuali.
AleLisa

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