31 gennaio 2017

FILM al cinema - "Captain Fantastic" di Matt Ross

(contiene spoiler)

A dispetto del suo titolo, Captain Fantastic non è un film fantascientifico sul supereroe di turno, anche se racconta la storia di un individuo dalle capacità superiori alla media e che si lancia in un’impresa che ha qualcosa di “eroico” seppur con esiti discutibili. Non racconta solo del protagonista l’opera di Matt Ross ma anche dei suoi molti figli, dei suoi suoceri, del funerale della moglie e dell’incontro-scontro con la società dei cosiddetti integrati. Eh sì, perché il personaggio di Ben (Viggo Mortensen) si è ritirato dal contesto civilizzato e vive con i suoi figli nella natura selvaggia dell’entroterra statunitense, abituandoli alla caccia senza armi da fuoco, a duri allenamenti, ad intense prove di resistenza, ad una quotidianità frugale ed allo studio delle discipline più disparate, dalla storia alla fisica, passando per l’educazione civica.

CINEMA D'ESSAI - "Shoah" di Claude Lanzmann (Francia 1985)

A proposito del film Il portiere di notte (1974) di Liliana Cavani, Primo Levi faceva giustamente notare quanto fosse pericolosa la deriva della memoria che stava indistintamente colpendo sia i carnefici che le vittime e quanti, nati decenni dopo i drammatici avvenimenti, si trovavano nel delicato compito di giudicare e raccontare quanto non avevano vissuto in prima persona. Dalla morte di Levi sono stati prodotti innumerevoli film, fiction, drammi, sceneggiati, commedie e documentari aventi per tema l’olocausto e davvero pochi possono vantare profondità e serietà di analisi.

26 gennaio 2017

CINEMA D'ESSAI - "Tulpan" di Sergej Dvorcevoj (Germania/Svizzera/Kazakistan/Russia/Polonia 2008)

Realizzare un film intenso e poetico con un budget ridotto all’osso, una sceneggiatura semplice, un’ambientazione scarna e desertica, nonché senza attori professionisti, è quasi una sfida che forse pochi registi sarebbero in grado di raccogliere: di sicuro riesce appieno al kazako Sergej Dvorcevoj con lo splendido Tulpan, girato nel 2008. Ciò che resta infatti dopo la visione è senza dubbio un sapore di amara poeticità, quella stessa sensazione che generalmente si prova dopo aver letto una struggente poesia, la quale, benché ci abbia fatto star male, ci ha indubbiamente toccato nel profondo per la sua semplicità, la sua schiettezza del linguaggio, la profondità dei suoi messaggi e la malinconica mestizia con cui ci ha commosso.

23 gennaio 2017