(contiene spoiler)
Lanterne rosse (Dà Hóng Dēnglóng Gāogāo Guà, lett. "Appendete in alto la grande lanterna rossa") di Zhāng Yìmóu è probabilmente uno di quei rari casi in cui un film riesce ad essere all’altezza o addirittura molto più intenso del bellissimo libro da cui è stato tratto. Il regista infatti riesce a dare forse un’interpretazione più profonda e un’analisi più intensa dei sentimenti dei vari personaggi rispetto al romanzo di Su Tong. Il film esprime una forte critica nei confronti di una Cina dai retaggi feudali e medievali alle soglie della rivoluzione comunista. Il concubinato, la sottomissione plurisecolare della donna all’uomo-marito avevano infatti in Cina solide e granitiche basi storico-culturali che solo un completo stravolgimento sociale riuscì (in parte) ad annullare. Il film è dunque un atto di accusa e di protesta, anche se tristemente fallimentare, nei confronti del maschilismo di stampo confuciano della società cinese. La bellissima protagonista Songlian (straordinariamente interpretata da Gong Li), costretta a divenire la quarta moglie di una ricco signorotto a causa di un improvviso tracollo economico sopraggiunto nella sua famiglia, ha un orgoglio e una nobiltà d’animo che non le consentono di accettare la meschina lotta per i favori del proprio marito-padrone con le altre consorti. La sua dignità, la sua purezza d’animo saranno la sua condanna e la follia la sentenza da scontare.