26 aprile 2017

CINEMA D'ESSAI - "Rumori fuori scena" ("Noises Off", USA 1992) di Peter Bogdanovich

Gli stratagemmi e gli escamotage della comicità sono numerosi e dei più disparati: Henri Bergson nel suo notevole saggio del 1900, Il riso (Le rire: Essai sur la signification du comique) ne offre una disamina quanto mai appropriata e profonda. Eppure non si può non rimanere sbalorditi nel leggere o assistere ad una qualsiasi commedia di Plauto (vissuto dal 255 al 184 ca. a.C.) e constatare che certe esilaranti modalità comiche siano nate proprio allora, oltre 22 secoli fa. Ciò che infatti Plauto era riuscito a sublimare era l’elaborazione del cosiddetto metateatro o teatro nel teatro. Trasformando alcuni personaggi (in particolare la figura del servo) in astuti manovratori di destini rende il pubblico partecipe e complice delle trame farsesche. Non c’è infatti comicità più sublime che quella di tirare uno scherzo con la complicità di altre persone. Il comico dunque nasce dal sapere, insieme con gli attori, qualcosa che altri attori invece ignorano. Si abbatte così d’incanto il confine tra platea e palcoscenico e lo spettatore diventa parte attiva della trama stessa. Quando lo spettatore sa, a dispetto di un ignaro personaggio, vittima di qualche scherzo, è elevato in una posizione che potremmo definire di superiorità, dove, con un pizzico di leggero sarcasmo e sadismo, si compiace nel veder precipitare gli eventi al malcapitato di turno. Proprio questa conoscenza “complice” tra attori e spettatori è tra gli stratagemmi di maggior successo utilizzati nelle rappresentazioni comiche.

25 aprile 2017

18 aprile 2017

EXTRATERRITORIALI - Il genio

Persone indubbiamente più esperte e qualificate di chi scrive - e non necessariamente annoverabili tra le folte schiere di scienziati, specialisti e studiosi - si sono da sempre domandati cosa sia il genio. Analizzando la questione a partire dalle poche certezze che si possono avere in merito si può stabilire che indubbiamente esso appartiene a pochi, pochissimi, mentre viene riconosciuto da moltissimi se non da tutti. Per alcuni il genio è solo talento innato, per altri tanta forza di volontà, per altri ancora la capacità di percorrere naturalmente strade che nessun altro è in grado nemmeno di vedere da lontano, per altri ancora, infine, è sregolatezza e insubordinazione a qualsiasi regola e norma… Per chi scrive il genio è tutto ciò insieme ma con qualcosa di più, ossia il dono innato della creazione. Già la parola stessa “genio” infatti appartiene alla sfera semantica del verbo greco che significa, appunto, partorire, creare, far nascere: del resto che cosa distingue gli uomini dal comportamento degli altri animali se non la sua capacità di creare qualcosa, che li avvicina al divino pur restando vili e mortali esseri terrestri?

16 aprile 2017

CINEMA D'ESSAI - “Il grande silenzio” ("Die Große Stille") di Philip Gröning (Germania 2005)

Il grande silenzio di Philip Gröning non è sicuramente un film dalla facile visione. La difficoltà tuttavia non consiste nell'affrontare l'assenza di dialoghi di tutta la durata dell'opera (oltre due ore) quanto piuttosto nelle riflessioni che queste immagini suscitano. Lo spettatore - insieme al regista - entra nel monastero della Grande Chartreuse inizialmente con una sensazione di curiosità, la quale, durante l’osservazione delle giornate dei vari monaci votati al silenzio, si tramuta in attento interesse fino a circa la metà del film, quando si insinua un’insopprimibile ansia che spinge alla necessità di una fuga, ad un’evasione. Non dal silenzio, né dalla noia o dalla totale assenza di avvenimenti ma da se stessi. Questo film mette infatti lo spettatore - purché animato di una sensibilità fertile e recettiva - di fronte a se stesso. I minuti interminabili e forse imbarazzanti dei primi piani dei monaci intenti nello studio, nella lettura, nella preghiera sono pregni di una speculazione introspettiva. Il senso di disagio, di inquietudine che si prova osservando le immagini lo si comprende solo giorni dopo la visione, quando le sensazioni e le emozioni decantano, lasciando spazio alla comprensione dell’aspetto più profondo dell'opera.

7 aprile 2017

POESIA AL CINEMA - Una riflessione su Dino Campana, prendendo spunto dal film "Un viaggio chiamato amore" di Michele Placido (Italia 2002)

L'INVETRIATA 
La sera fumosa d'estate
Dall'alta invetriata mesce chiarori nell'ombra
E mi lascia nel cuore un suggello ardente.
Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha
A la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la lampada? C'è
Nella stanza un odor di putredine: c'è
Nella stanza una piaga rossa languente.
Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto:
E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c'è,
Nel cuore della sera c'è,
Sempre una piaga rossa languente.
(Dino Campana, Canti orfici)

2 aprile 2017

CINEMA D'ESSAI - "Microcosmos" di Claude Nuridsany e Marie Pérennou (Francia 1996)

"Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, che non sogni la tua filosofia".
Così fa esclamare Shakespeare nella quinta scena del primo atto dell’Amleto al suo protagonista. Dopo aver guardato lo splendido documentario di Claude Nuridsany e Marie Pérennou, Microcosmos, se ne comprende appieno il significato. Il film infatti, lungi dall’essere la solita ripresa voyeuristica di animali esotici intenti a sbranare o migrare, è la rappresentazione minuziosa quanto poetica di animali banalissimi con cui ognuno di noi, in particolare nella sua infanzia, si è imbattuto.

1 aprile 2017

FILM al cinema - "Il diritto di contare" ("Hidden Figures") di di Theodore Melfi

Tratto da una storia vera, raccontata nel libro omonimo della scrittrice statunitense di colore Margot Lee Shetterly, Hidden Figures (letteralmente "figure nascoste", nulla a che vedere col titolo italiano) si distingue nel panorama cinematografico attuale per aver reso nota una vicenda sinora quasi del tutto sconosciuta e, in parte, ancora attuale.