L'impressione è quella di un compito svolto correttamente ma con una misura di freddezza. L'approccio narrativo e lo stile adottato ripercorrono abbastanza pedissequamente una certa maniera del cinema autoriale italiano. La storia procede per ellissi, l'accennato sopravanza l'esplicito, il tono è sommesso, il fondo intriso di una distanziata malinconia.
La visione della vita che emerge dal film non è incoraggiante, nessuno dei personaggi principali si fa portatore di una proposta particolarmente costruttiva ma sembrano un po' tutti sofferti o confusi. E gli attori probabilmente risentono di questa impostazione (alla fin fine claustrofobica): seppur intense, le interpretazioni della Ragonese, di Boni e di Sassanelli risultano un po' monocordi e a tratti anche artificiose.
Ciò che resta maggiormente nella memoria è il ritratto d'ambiente - dai toni volutamente grigi e soffusi - reso con immagini di un certo fascino figurativo. Una provincia che sembra fotografata in modo sfuggente, sfondo intravisto che sostanzia il racconto più dei dialoghi.
Pier
La visione della vita che emerge dal film non è incoraggiante, nessuno dei personaggi principali si fa portatore di una proposta particolarmente costruttiva ma sembrano un po' tutti sofferti o confusi. E gli attori probabilmente risentono di questa impostazione (alla fin fine claustrofobica): seppur intense, le interpretazioni della Ragonese, di Boni e di Sassanelli risultano un po' monocordi e a tratti anche artificiose.
Ciò che resta maggiormente nella memoria è il ritratto d'ambiente - dai toni volutamente grigi e soffusi - reso con immagini di un certo fascino figurativo. Una provincia che sembra fotografata in modo sfuggente, sfondo intravisto che sostanzia il racconto più dei dialoghi.
Pier
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