Adattamento cinematografico del romanzo Lady Susan di Jane Austen, il film di Stillman presenta una confezione eccellente ed un notevole rigore formale: dalla sceneggiatura, che fa susseguire le stazioni narrative in modo fitto e cesella i dialoghi con precisione, alla regia, che segue invisibilmente i personaggi e le loro interazioni, fino all’interpretazione degli attori, priva di eccessi e sapientemente orchestrata. Ma alla forma non corrisponde la sostanza: il risultato non riesce a coinvolgere pienamente, proprio in quanto esplicito esercizio di stile, manierato e calligrafico.
Dal punto di vista contenutistico le cose vanno ancora peggio: la vicenda è incentrata sul ritratto - compiaciuto - di una donna amorale, perfida e calcolatrice. Nonostante la freddezza stilistica di cui sopra, la messinscena parla chiaro: dalla scelta dell’attrice alla sua direzione, dal trucco ai costumi, dalle inquadrature ai dialoghi, tutto concorre a voler esaltare la bellezza ed il fascino del personaggio, in contrasto con la degradazione morale di cui si fa alfiere. Un esempio su tutti: Lady Susan è più volte rappresentata mentre pronuncia frasi abbiette con un’espressione innocente, quasi con candore fanciullesco. Oltretutto, niente di particolarmente originale.
Pier
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