10 settembre 2019

FILM AL CINEMA - "Mio fratello rincorre i dinosauri" di Stefano Cipani

Spinto dalle ottime impressioni di amici sull’omonimo romanzo questa fine settimana ho visto “Mio fratello rincorre i dinosauri”. Regia Stefano Cipani, sceneggiatura Giacomo Mazzariol (l’autore del romanzo) e Fabio Bonifacci. La storia del difficile e meraviglioso rapporto tra un adolescente e il fratello minore che ha la sindrome di down.

Il film delude.

La storia, soprattutto nella prima parte rinuncia ad approfondire in maniera adeguata aspetti della vicenda che sarebbero risultati essenziali per assicurarle forza. I personaggi (tranne, forse, “Vitto”) non assumono spessore. Ciò vale in particolare per i componenti della famiglia del protagonista la cui “comprensione” da parte dello spettatore viene delegata quasi esclusivamente a cliché (i voti sulle decisioni da assumere, la scelta della casa di campagna). Questa mancata focalizzazione riguarda anche, ed è qui forse l’errore più grave, il rapporto tra i due fratelli: mi pare che anche in questo caso si rimanga in una “terra di nessuno” senza un vero approfondimento.

La conseguenza di tutto ciò è che le scelte dei personaggi, in primis del protagonista, non vengono comprese dallo spettatore a un livello profondo. Quindi non c’è partecipazione, quindi c’è noia.

La storia è semplice, il che avrebbe potuto essere un bene, il meccanismo narrativo scatta quando il protagonista sceglie di iscriversi, insieme al suo migliore amico, non al liceo del piccolo paese dove vive, ma in uno cittadino. Di qui l’incontro con Arianna, il subitaneo, stato di innamoramento e le conseguenti "cavolate" del protagonista connesse al sentimento ambivalente che lo lega al fratello. 

E’ in questo punto, laddove ci si aspetterebbe una crescita, che invece la storia quasi si ferma, limitandosi a procedere limacciosa verso la parte finale, dove riesce finalmente ad avere una modesta impennata, acquisendo un ritmo più godibile. Troppo poco.

Gli attori mi sembrano tutti giusti. Bravo Roberto Nocchi (volto interessante); dispiace per Isabella Ragonese - la cui bravura e delicata bellezza avrebbero meritato più luce - che purtroppo cede un po’ di fronte alla recitazione come sempre eccessiva di Alessandro Gassmann, il quale non riesce proprio a distaccarsi dalle espressioni e dai toni che lo rendono ormai una perpetua caricatura di se stesso.

Peccato, spero il libro sia meglio, come dicono.

P.S.
Per piacere evitate di mostrarci ancora scene di gente impegnata nella pulizia o nel restauro di camini e canne fumarie che, d'improvviso, viene travolta da una nuvola di fuliggine. Grazie.

gp

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