12 giugno 2021

CINEFORUM VIRTUALE - Nuovo articolo su "L'uomo che volle farsi re" ("The Man Who Would Be King") di John Huston (USA 1975)


Quello che maggiormente colpisce de L'uomo che volle farsi re di John Huston è indubbiamente la sua letteraria epicità o forse la sua epica letterarietà, caratteristica del resto propria del regista e presente in molte altre sue pellicole.

Il film è intenso, piacevole nella fruizione dall’inizio alla fine e lo spettatore ne gode perché ne accetta il compromesso tipico dei romanzi - in particolare quelli di avventura dell’Ottocento - di sospendere ogni ricerca di adesione al vero, gustandosi i drammi dell’epica umana. La storia è tratta dall'omonimo romanzo di Rudyard Kipling e la bellezza del film sta tutta nell’aver saputo ricreare quell’atmosfera surreale tipica di un racconto di avventure, dove quanto accade, pur essendo assai assurdo, viene accettato come vero dal lettore per una specie di tacito accordo che si instaura con lo scrittore. L’epicità di un mondo selvatico erede di Alessandro Magno nel cuore sperduto dell’Asia Centrale non può non sollecitare le fantasie o gli appetiti fantastici di ogni lettore e Houston lo ha sapientemente trasposto in una pellicola di grande valore.

La fotografia è notevole e ineccepibile la recitazione della coppia Connery-Caine. Il film ha il rarissimo pregio di non voler sostituirsi al romanzo ma anzi di esaltarlo, sostenerlo e supportarlo. Dopo la visione del film si ha voglia di tornare ragazzi, in una cantina impolverata, con un libro sotto braccio e il desiderio di avventure fantastiche da compiere. L’epicità della lettura, appunto. 

Danilo Giorgi

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