10 febbraio 2023

FILM al cinema - "Le otto montagne" di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch


Tratto dall'omonimo romanzo di Paolo Cognetti, Le otto montagne declina in modo elegantemente cerchiobottista quella che si potrebbe definire l'estetica minimal-citazionista della postmodernità. C'è tutto e il contrario di tutto, tradizione paesana italiana e cosmopolitismo itinerante, lavoro manuale e aspirazioni intellettuali, poco comprensibili tensioni familiari ed elogio dell'amicizia (non troppo approfondita psicologicamente), confronto tra personaggi diversi che si influenzano a vicenda e suggestione dell'esotico, confezione che cerca di blandire lo spettatore (bella fotografia, regia fluida, attori affascinanti) e tempi narrativi (compresa la durata di 147', francamente eccessiva) che strizzano l'occhio al cinema cosiddetto "autoriale", dialoghi che vorrebbero essere intensi (ma che risultano soltanto ordinari) affidati alla consueta voce over e (pochi) silenzi che aspirerebbero a restituire un incanto - che sembra un po' progettato a tavolino - di fronte alla natura.

Il tutto ovviamente proveniente da un immaginario già conosciuto e consolidato, che va da Due di due (1989) di Andrea De Carlo al Martin Eden (2019) recentemente interpretato dallo stesso Marinelli (solo per fare un paio di esempi ma si potrebbe risalire molto più lontano, fino alle grandi storie di amicizie raccontate da Thomas Mann ed Hermann Hesse). 

Il film ha però il pregio di saper aggiornare ai tempi contemporanei il patchwork manierista che propone e di saperlo tradurre bene in termini di racconto: diverse tipologie di spettatori occidentali di oggi possono riconoscersi in qualcosa della vicenda narrata e questo probabilmente dimostra il successo dell'operazione. In tal senso Le otto montagne, nonostante la drammaticità di alcuni degli eventi rappresentati, può anche aiutare a vivere in quanto offre una dimensione estetica in cui proiettare la propria identificazione immaginativa.

Pier

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