28 agosto 2013

ANTEPRIMA - "The Ballad of the Weeping Spring" di Benny Toraty

Ambientazione tutta particolare quella di questo film israeliano, girato solo in loco, il quale preannuncia l’avvio del prossimo festival del cinema “Pitigliani Kolnoa Festival”.
All’interno di una sorta di “non tempo” dove tutto accade al ritmo rigorosamente acustico di ballate che proibiscono l’uso dei sintetizzatori - nonostante qualche timido tentativo di Amran, figlio di uno dei componenti della storica ed amata band “Ensemble Turchese” - il gruppo si ricompone, con nuovi adepti, per celebrare in una cavea piena di caldo fascino l’approssimarsi alla morte di uno dei loro componenti originari, così come concordato anni addietro, all’epoca dei fasti del complesso.
Ruolo indiscutibilmente predominante è, quindi, quello della musica e della sua ineguagliabile potenza salvifica, evocata dai suoni antichi di strumenti caratteristici i quali, cadenzando le battute della dolce melodia mizhari (genere mix mediorientale/nordico/africano), riescono a proiettarci in una dimensione come sospesa, dove spazio e tempo sembrano non avere alcuna importanza, in cui ciascuno può diventare veramente sé stesso dando corpo ed espressione alla propria anima (come quella travagliata del cupo ma vitale protagonista, il bravo Uri Gavriel).
Il film - nominato per ben nove premi Oscar israeliani - ha vinto non a caso per la migliore musica originale e per la miglior colonna sonora originale (oltre che per la migliore scenografia e i migliori costumi). E tutte quelle cornici così suggestive e quei volti così particolari (inclusi quelli delle comparse), nessuno anonimo ma ciascuno portatore di una sua intima originalità, sembrano anch’essi sottolineare il valore primordiale della musica. Lo riscoprirà anche il personaggio di Josef Tawila, il quale ripercorrerà le tappe centrali della sua vita - ed il suo aspetto più tragico - per raggiungere finalmente una serenità e compostezza d’animo.
Se, provando a parafrasare Cicerone, una stanza senza libri è come un corpo senza anima, il film sembra quasi suggerirci che una vita senza “sound” è come un’esistenza priva di linfa.
AleLisa

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