10 dicembre 2018

FILM al cinema - "Troppa grazia" di Gianni Zanasi

(contiene spoiler)

Dopo il riuscitissimo aggiornamento della commedia italiana ai temi esistenziali contemporanei con Non pensarci (2007) e l'approdo ad una piena dimensione d'autore - in grado di coniugare ricerca stilistica e spessore spirituale - ne La felicità è un sistema complesso (2015), Zanasi firma quello che potrebbe essere considerato il terzo capitolo di una ipotetica trilogia ma purtroppo stavolta non convince.
Stile e tematiche sono molto affini a quelli del suo penultimo film: una protagonista che è in fondo un'anima buona ma che si trova a svolgere un incarico di cui non è convinta a causa delle dinamiche losche che scopre nei suoi datori di lavoro, un incontro che la scuote ed alla fine - anche suo malgrado - le cambia la vita, la goffaggine e l'imbarazzo di fronte agli uomini di potere, una ritrovata purezza che si riflette anche nel rapporto con gli altri, il tutto raccontato attraverso una modalità narrativa che cede spesso il passo alla sospensione poetica, al binomio musica-immagini in assenza di dialoghi, ad una comunicazione che vorrebbe basarsi sull'immediatezza emotiva. Ma, riproponendo sotto una diversa veste quanto ha già espresso, il regista emiliano approda alla maniera di se stesso e perde sia la freschezza che l'originalità manifestate nel precedente lavoro. La ricerca di una dimensione lirica, simbolico-allusiva, rischia di prendere la strada di un formalismo tanto freddo quanto stucchevole, mentre l'ermetismo di alcuni passaggi suona spesso gratuito e può lasciare nello spettatore la sensazione dell'incomprensibilità. 
Si aggiunga che Zanasi (che firma soggetto e sceneggiatura, quest'ultima in collaborazione con Federica Pontremoli, Giacomo Ciarrapico e Michele Pellegrini) si misura con una figura - quella della Madonna - molto importante della tradizione cristiana e che è archetipicamente forte anche nell'immaginario di chi, pur non credente o comunque non aderente ad una confessione religiosa, è cresciuto all'interno di una cultura come la nostra. E francamente la sceneggiatura non sembra proprio essere all'altezza di questo confronto, presentandoci una Maria dai tratti poco incisivi, dai contorni poco chiari, dal messaggio non pienamente comprensibile, priva tanto di carisma quanto di spiritualità. Hadas Yaron, che la interpreta, potrebbe anche avere la fisicità giusta e un'adeguata intensità espressiva ma è mal servita proprio dallo script, dalle parole e dai gesti che le vengono fatti recitare. La rappresentazione di un personaggio esplicitamente appartenente ad una tradizione religiosa sembra non essere nelle corde del regista (e dei suoi co-sceneggiatori), che ne La felicità è un sistema complesso è invece riuscito pienamente a comunicare un analogo messaggio spirituale attraverso una modalità implicita
Nonostante i suoi evidenti limiti, Troppa grazia ha comunque il pregio di una portare avanti una ricerca estetica molto personale e non manca di passaggi cinematograficamente affascinanti. Potrebbe essere considerato un momento di ricapitolazione di un modo di fare cinema, si spera in vista di un nuovo avvio della creatività di Zanasi, che ad oggi ha dato grandi prove.

Pier

2 commenti:

  1. A mio avviso sei troppo duro. Certo, il film, oltre a essere un po’ disordinato, pare ricalcare in modo eccessivo lo sviluppo narrativo del precedente “La felicità è un sistema complesso”, non mancano però spunti apprezzabili: la fotografia, seppure meno presente che in passato la colonna sonora, alcune sequenze piacevolmente “ipnotiche” come quella delle acque sulla città, o ancora la repentina scelta operata dal personaggio interpretato da Elio Germano, che, colpito (lui si) dalla Grazia, riscatta una intera vita di animalesco buon senso andando a compiere quel gesto che spetterebbe a Lucia/Rohrwacher, accollandosene tutte le gravissime conseguenze. In fondo quello di Germano è l’unico personaggio a mostrare un cambiamento, tutti gli altri restano cristallizzati nelle posizioni di partenza, compresa la protagonista. Da questo punto di vista direi che il film è la storia del riscatto di un giovane elettricista che, colpito (indirettamente) dalla Grazia Divina, scopre finalmente la bellezza del Creato. Si apprezzano inoltre, il tema sociale, una costante mi pare nei lavori di Zanasi, e una certa sensibilità ambientale che non fa mai male.
    E’ vero, delude la trama, ripeto, disordinata e troppo simile a quella del film precedente. Concordo sul fatto che a deludere maggiormente sia la figura della Madonna che non viene trattata in maniera adeguata all’importanza culturale e simbolica che riveste (a prescindere dall’aspetto strettamente religioso). Tra l’altro proprio alla figura della Madonna si intende assegnare una carica comica che si intuisce nelle intenzioni ma che restituisce in realtà risultati grotteschi e a tratti fastidiosi.
    In tutto ciò il film scorre bene e si guarda fino in fondo. Credo che siano soprattutto le buone prove attoriali (azzeccatissima la Rohrwacher) e la sempre eccellente colonna sonora a renderlo, in fondo, un film comunque godibile

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    Risposte
    1. Ciao GP e benvenuto su Cinequale!
      Ben venga la differenza di opinioni interpretative sui film ed il confronto che ne può scaturire... Non mi sono risparmiato nella critica proprio perché ho apprezzato molto i precedenti due film di Zanasi, soprattutto "La felicità è un sistema complesso"...
      Non concordo con la tua interpretazione del personaggio interpretato da Germano, mentre condiviso quello che dici su fotografia, colonna sonora e attori...
      Un saluto

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