21 aprile 2021

CINEFORUM VIRTUALE - "Lanterne rosse" ("Dà Hóng Dēnglóng Gāogāo Guà" letteralmente "Appendete in alto la grande lanterna rossa") di Zhāng Yìmóu (Cina / Hong Kong / Taiwan 1991)


(contiene spoiler)

Una sensazione di pura bellezza si lega al ricordo di questo film intensissimo e dai temi fortissimi. E ciò nonostante sia il dramma a contraddistinguere il racconto che, incancellabile, resta impresso negli anni nel profondo dell'animo.

Girato stupendamente dal regista cinese Zhang Yimou, esaltato da una fotografia impeccabile - stilosa quanto efficace - e recitato con altrettanta indiscutibile bravura, il film, con un linguaggio tanto preciso quanto asciutto ed inquadrature perfette, mette al centro la figura di Songlian - la bellissima attrice Gong Lee (i primi piani sono tutti per lei anche se sono tutt'altro che opache le altre figure femminili che la contrastano) - e di Chen (l'attore Jingwu Ma), uomo dispotico, espressione di una società, quella cinese della prima parte del secolo scorso, in cui la donna è puro oggetto di piacere e strumento agito dal potere maschile.

Chen è il padrone assoluto delle mura e di chi vi abita, le quattro mogli lo attendono con pazienza ogni giorno nella speranza di essere scelte secondo il rito dell'accensione delle lanterne rosse che preannuncia l'altro, quello del massaggio ai piedi, indispensabile perché la prescelta possa servire al meglio l'uomo, suo signore.

Nessuna inquadratura su Chen, se non da lontano; eppure la sua voce padronale ed il suo spirito tirannico aleggiano ovunque e piegano ogni sottomessa, ciascuna in lotta costante contro l'altra pur di essere preferita (livori, cattiverie, falsità e giochi di potere sono le armi che ciascuna affina e mette in opera).

Anche la stessa Songlian, bella e povera studentessa universitaria, costretta dalla vita ad una scelta forzata, giocherà la sua partita, fiera di un' intelligenza che la farà, però, impazzire dinnanzi all'omicidio insulso di una delle altre tre signore.

E, nella scena finale, il suo girovagare confuso in cortile, fatto di dolore sublimato in follia, ne consegnerà il magrissimo destino ad un futuro asfittico, già abortito e senza alcuna possibilità di riscatto.

Un'opera impeccabile di un vero maestro della cinematografia d'Oriente che avrebbe meritato a pieno titolo di vincere l'Oscar per il miglior film straniero in quel lontano 1992.

AleLisa

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