10 febbraio 2022

CINEFORUM VIRTUALE - Una lettura esistenziale de "L'uomo che volle farsi re" ("The Man Who Would Be King") di John Huston (USA 1975)

(contiene spoiler)

Tratto dall’omonimo romanzo di Kipling, L’uomo che volle farsi re è un film epico-fantastico dal ritmo avventuroso che si presta ad una lettura esistenziale. I protagonisti (ottimamente interpretati da Connery e Caine) sono due avventurieri senza troppi scrupoli ma non privi di un loro particolare codice d’onore. Quando per una coincidenza uno dei due viene creduto una divinità ed elevato al rango di sovrano, inizialmente pensano di lucrare su questo vantaggio ma, nel corso dello svolgimento della vicenda, il nuovo re si identifica sempre più nel suo ruolo, mettendo in discussione il rapporto col suo vecchio sodale e giungendo a rischiare la sua vita.

Nonostante le premesse furfantesche, il protagonista, che inizialmente vuole solo usare la suggestione sugli altri per il proprio egoistico tornaconto, resta a sua volta ammaliato dal potere di questa stessa suggestione e trova nella sua nuova vita un orizzonte di senso al quale non riesce più a rinunciare. Il paradosso è che, in questo processo, da una parte attinge a qualità etiche prima insospettate - e quindi la sua personalità sembra iniziare un percorso di miglioramento - dall’altra sviluppa sempre più il proprio egocentrismo. E proprio quest’ultimo aspetto può essere la riprova che il percorso del protagonista non conduce verso la saggezza, se paragonato con quanto affermano diverse tradizioni sapienziali.

Molto interessante anche la caratterizzazione degli autoctoni. Verso le loro particolari credenze lo spettatore occidentale contemporaneo potrà essere indotto ad un certo scetticismo ma non potrà non riconoscere che alcune figure trasmettono un senso di pace, di dignità e di distacco che fa pensare ad una consolidata tradizione di saggezza (a partire dai monaci incontrati inizialmente). Eppure, appena scoperto l’inganno, gli abitanti del luogo non esitano a far uso della violenza e a condannare a morte l’impostore, non senza un certo grado di fanatismo.

Il film risulta estremamente interessante proprio nel tratteggiare questi chiaroscuri, nel giustapporre elementi contrastanti, nel mettere in discussione lo spettatore su temi di elevato spessore. Questa parabola può essere inoltre un valido spunto di riflessione su un certo tipo di approccio dell’occidentale medio contemporaneo alle prese con contesti esotico-spirituali.

Pier

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