23 dicembre 2022

FILM al cinema - "The Fabelmans" di Steven Spielberg

 


(contiene spoiler)

Spielberg ci propone un film autobiografico sulla sua prima giovinezza e sul suo apprendistato emotivo-familiare-cinematografico. Nonostante il rischio dell’autoreferenzialità sempre presente in questo tipo di operazioni (come nei pur riuscitissimi Roma di Cuaròn e Belfast di Branagh), l’autore di E.T. sa come fare grande cinema anche partendo da spunti apparentemente minimalisti. Quello che sulla carta poteva sembrare il plot per un piccolo film intimista diventa sullo schermo affresco di un’epoca, saga familiare e bildungsroman di un giovane artista della macchina da presa.
La sceneggiatura è attenta ai dettagli, agli snodi narrativi, alla caratterizzazione dei personaggi; la regia sa come emozionare attraverso movimenti di macchina e angolazioni di ripresa; la direzione e l’interpretazione degli attori delineano personaggi che rimangono impressi nella memoria; la scenografia, i costumi, la fotografia, la musica e il montaggio fanno il resto.
The Fabelmans riesce a coinvolgere pienamente lo spettatore, portandolo per mano attraverso una storia intensa, con momenti forti che si possono generare “solo” da un dialogo con un lontano parente, dal montaggio della pellicola di un filmino vacanziero o dal confronto esistenziale con un compagno di scuola. La riflessione sull’arte è onnipresente: il cinema può aiutare ad esorcizzare una paura (a sua volta generata dalla visione di un film) nel protagonista bambino, può aiutare a vivere meglio l’adolescente in cerca dell’affermazione di se stesso, può svelare ciò che è sotto gli occhi di tutti ma nessuno vede (provocando una crisi degli equilibri familiari), può intervenire sulla realtà deformandola in modo caricaturale o estetizzandola (come nel rispettivo trattamento riservato ai due rivali scolastici nel documentario sulla festa di fine corso). E solleva domande. L’arte può essere un rifugio di chi ha difficoltà a vivere la vita reale? (Anche se può sembrare così in un primo momento, poi diventa proprio strumento di affermazione nell'esistenza quotidiana). La predisposizione artistica viene ereditata geneticamente? (Il collegamento tra la passione per la musica della madre e la creatività registica del figlio sembra più che diretto). E si accompagna ad un assetto incline agli sbalzi del tono dell’umore? (Nel caso della madre sembra così, mentre il figlio, probabilmente ereditando anche le caratteristiche del padre ingegnere, nonostante qualche momento di difficoltà, resta nella memoria come un personaggio fondamentalmente equilibrato).
Oltre all’indubbio risultato espressivo, il film offre quindi diversi spunti per una riflessione esistenziale. Ed il messaggio, proprio nel suo rinunciare ad essere facilmente consolatorio, è di quelli profondamente incoraggianti e costruttivi.

Pier

2 commenti:

  1. Simona3/1/23

    La fotografia è meravigliosa!
    Il film offre spunti interessanti legati alla propria esistenza e ai propri vissuti. Emerge e conferma la bravura del regista!

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  2. Anonimo9/1/23

    Condivido pienamente la tua analisi, Pier. Non avrei potuto scrivere meglio. L'ho trovato anche io un film pieno di sentimento e sentimenti, che coinvolge a tal punto da non rendersi conto anche del tempo lungo della stessa pellicola. Consigliatissimo

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