(contiene spoiler)
Dopo essersi misurato con lo spy-action (ben due titoli della serie dedicata a James Bond, Skyfall e Spectre) e il war-movie storico (1917), Sam Mendes firma un film esistenziale dai toni pacati ed aperto alla speranza.
Si tratta di una variazione della consueta vicenda dell'incontro tra "diversi" (lei è una donna di mezza età affetta da disturbo del tono dell'umore trattato con il litio, lui è un giovane di colore in una società pervasa da crescenti fermenti razzisti) che si svolge nei primi anni Ottanta sullo sfondo di una piccola cittadina della costa settentrionale del Kent, in Inghilterra. L'opera è diretta con grande eleganza formale (dalla regia fluidamente invisibile alla ricercata fotografia di Roger Deakins) e notevole cura dei dettagli, come dimostra l'attenzione data all'ambientazione (paesaggio naturale, urbano, interni) e ai costumi. Gli attori sono tutti ottimi nel delineare personaggi che riescono a coinvolgere lo spettatore. La sofferenza c'è ma non le viene lasciata l'ultima parola (lei troverà la sua strada nella passione per l'arte cinematografica e lui partirà per andare a studiare architettura all'Università di Bristol). Ritmi volutamente dilatati.
Pier
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