11 gennaio 2021

FILM sul tema "Il viaggio" - "La strada" di Federico Fellini (Italia 1954)


Pietra miliare della cinematografia mondiale, il film capolavoro di un maestro indiscusso, Federico Fellini, provoca non poco imbarazzo a chi ora si appresta a scriverne. Tuttavia, provando ad accantonare, non senza difficoltà, ogni motivo d’impaccio se ne propone una rispettosa chiave di lettura, tra le molteplici possibili, tanti sono i simbolismi ed i richiami a temi fondanti rinvenibili nell'opera. 

La Strada, quindi, come metafora del viaggio nella vita attraverso i tre personaggi centrali dell’opera: il Matto filosofo (l’attore Richard Basehart), il burbero Zampanò (l’attore Anthony Queen) e l’eterea Gelsomina (l’attrice Giulietta Masina).

Troneggia su tutti la bellissima fluttuante figura di Gelsomina, personaggio dall’animo candido e sognatore, la cui vitalità si agita attraverso gli abiti consumati di un clown improvvisato.

La sua umana spiritualità è vivida e freme nonostante l’orrore dal quale proviene la sua miserabile esistenza. La madre, infatti, l'ha venduta al rozzo saltimbanco Zampanò per l’importo di diecimila lire: "pratica", questa, diffusa durante il Dopoguerra ma, purtroppo, ancora attuale sebbene ignorata.  

Gelsomina è un piccolo gigante che si muove leggiadramente fra la violenza del suo aguzzino (Zampanò), che approfitta biecamente di lei, incapace com’è di accogliere quel suo invincibile candore, e la vitalità frizzante, coinvolgente e sbarazzina del Matto che la chiama all'ebbrezza della musica e, nel contempo, le disvela il misterioso significato del suo bislacco presente inspiegabilmente legato a quello di Zampanò.

Se la vita e il caso sono indissolubilmente legati, Gelsomina, che l’asprezza e l’ingiustizia della vita hanno portato sul carro di uno sconosciuto circense, sa lanciarsi nella sua nuova sgangherata esistenza tuffandosi in ogni suo momento fatto di gioco e fame, contentezza e sofferenza, aspirazioni e delusioni. E in quel suo saper fluttuare tra gioia e dolore, eredità di una nascita infelice, rivela tutta la sua grandezza, il suo innocente impavido ardore per la vita ed i suoi innumerevoli, misteriosi percorsi.

Complici le inconfondibili note di un altro grande maestro, Nino Rota, noi danziamo fino all’ultimo  insieme a Gelsomina, ci dimeniamo con lei fino all’epilogo del film quando l’ispido Zampanò, nella nostalgia insuperabile del suo ricordo, rompe - per la prima volta davvero - le catene che gli opprimono il torace, quelle della sua ostinata cruda ruvidezza, abbandonandosi finalmente alla vita pur in tutto il suo terribile, incontenibile dolore.

AleLisa

2 commenti:

  1. Tra le recensioni più belle che abbia mai letto. Complimenti davvero.

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  2. "La strada" l'ho visto tanti anni fa e dovrei rivederlo per poter esprimere una mia opinione in proposito... Ho apprezzato molto questa recensione che trasmette un senso di immediatezza emotiva nell'accostarsi al film, al di là dell'analisi puramente razionale. Mi sembra un ottimo esempio di approccio esistenziale al cinema

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