10 marzo 2021

Film sul tema "L'amore inquieto" - “A ciascuno il suo" di Elio Petri (Italia 1967)


(contiene spoiler)

Leonardo Sciascia, Elio Petri e Gian Maria Volonté.

Da una parte il romanzo (da cui il film omonimo è liberamente tratto) del grandissimo scrittore siciliano Leonardo Sciascia, acuto e scrupoloso osservatore della realtà politico-sociale italiana; dall’altro il bravo regista romano Elio Petri, votato ai film di denuncia sociale e di impegno civile insieme all’attore protagonista, dall’indiscusso talento artistico, Gian Maria Volonté.

La passione per questi temi che contraddistingue, con modalità espressive differenti, il regista e l’attore consente di dare vita ad un’opera cinematografica intensa non solo nei suoi contenuti specifici (la mafia, il malaffare, la commistione tra istituzioni pubbliche ed interessi privati, l’illegalità imperante che opacizza, fino ad annullare, il senso proprio della giustizia). Quella stessa passione permette, infatti, ad entrambi di veicolare efficacemente sul grande schermo l’assoluta centralità di tali vicende - così essenziali nelle opere dello scrittore siciliano - ma anche di dare corpo e voce ad un personaggio particolare, profondamente intimo ed umano, quello del prof. Paolo Lauretana, interpretato magistralmente dallo stesso Gian Maria Volonté.

Paolo Lauretana si caratterizza per essere, ad una prima lettura, un bravo professore di materie umanistiche, un intellettuale fortemente interessato alle vicende della sua terra natia (la Sicilia) e dell’Italia tutta, un uomo politicamente impegnato, poco incline alla vacua socialità, posticcia e provinciale, l’unico ad essere capace, al verificarsi di un oscuro omicidio, di porsi e fare domande (alle quali altri evitano accuratamente di replicare), appassionato com’è della verità e della giustizia che devono essere sempre ricercate ed affermate.

Tuttavia il prof. Lauretana è molto di più di questo.

La sua profonda, calda umanità permea ogni suo ponderato pensiero che si fa azione fino a diventare intima, dolorosa e soffocata passione nel momento in cui si scopre innamorato di colei che, invece, lo tradirà, prima ancora che con il corpo, oltraggiando la sua cieca fiducia nella ricerca spasmodica della verità e piegando ai propri laidi interessi la stessa vita del prof. Lauretana.

La scoperta, improvvisa, di quel sentimento così sconosciuto, quasi infantile, nei confronti della sua crudele carnefice (Luisa Roscio, interpretata da Irene Papas) lo coglie impreparato e lo rende incapace di carpirne le articolate evoluzioni, ne vincola il pensiero, lo turba fino a fargli confondere amore e verità, relegandolo prima al ruolo dell’innamorato impotente, impossibilitato a dichiararsi, poi a quello dell’uomo non più capace nemmeno di capire la portata del pericolo nel quale si è imbattuto.

Davanti alla macchina da presa il protagonista appare sempre più un uomo confuso e smarrito nella sua specchiata onestà intellettuale, spirituale e morale ma anche un uomo potentemente capace di amore e, al tempo stesso, assolutamente incapace di amare; pare quasi potersene cogliere l'origine, qua e là, quando si muove tra le mura domestiche, tra una madre imperiosa ed una nonna quasi nascosta.

La bellezza di questo personaggio risiede tutta qui, in questa sua ricca, passionale, disarmonica vitalità, che lo distingue da quella, senza spessore, della donna di cui cade vittima, dell'amante di lei (l'avvocato Rosello, un bravo Gabriele Ferzetti) e del perverso, macchinoso ed insidioso contesto che lo circonda, contro cui si staglia con tutta la sua fragilissima umanità.

AleLisa

1 commento:

  1. Ho visto questo film tanti anni fa e mi è piaciuto molto. E trovo notevole questa recensione, che si addentra nell'emotività del personaggio. Ottimo esempio di approccio esistenziale al cinema.

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