15 maggio 2022

FILM in home video - "Crudelia" ("Cruella") di Craig Gillespie (USA 2021)


Sulla falsariga di altri titoli recenti (uno per tutti il Joker di Todd Phillips - USA 2019), Crudelia si propone come prequel de La carica dei cento e uno (One Hundred and One Dalmatians di Wolfgang Reitherman, Hamilton Luske e Clyde Geronimi - USA 1961) indagando le motivazioni che avrebbero reso tale la celebre “cattiva” di questo film.
E’ diventata ormai la moda cinematografica di questi anni elevare a protagonisti i vilain già visti in altre opere o provenienti dall’immaginario favolistico. E’ il risultato dell’innesto della psicologia nella mitologia e desta una certa perplessità dal punto di vista esistenziale.
Nella visione di un’opera “tradizionale” la proiezione identificativa dello spettatore nei confronti dei personaggi raccontati può scindersi e compenetrarsi sia nel protagonista (l’“eroe” costruttivo) che nell’antagonista (il “cattivo” distruttivo), permettendo al singolo di intuire - attraverso l’incanto operato dall’arte - la propria complessità (che si può manifestare anche in termini dualistici) ma ricomprendendola all’interno di un universo (narrativo) in cui l’elemento costruttivo ha una parte preponderante e - soprattutto - vincente, nonostante la fascinazione che può connotare l’elemento distruttivo, che viene appunto fatta esperire da chi guarda proprio al fine di “purificarlo” dall’inclinazione negativa.
Nelle opere come Crudelia il personaggio distruttivo viene invece messo al centro della narrazione e contrapposto ad un antagonista che ha una connotazione ancor più distruttiva (la Baronessa). Quindi la proiezione identificativa dello spettatore sarà indotta a catalizzarsi sul primo personaggio in quanto 1) è il protagonista e ha più spazio narrativo 2) vengono indagate e spiegate le motivazioni che la portano alla distruttività 3) l’antagonista è talmente perfida da risultare troppo sgradevole. Tale procedimento espressivo racchiude il fruitore del film in un universo completamente negativo (nonostante la presenza di personaggi secondari simpatici e bonari), non dandogli nessuna possibilità pienamente catartica né autenticamente conoscitiva. La sceneggiatura rimesta nel torbido, indugiando sui motivi che hanno spinto la protagonista a diventare la cattiva che sappiamo senza offrire alcuna possibilità costruttiva né a lei né a chi ne segue le vicende. In tal senso quella di Gillespie (come Joker o altri titoli) è un’opera potenzialmente diseducativa nonostante l’interesse suscitato dalla “modernità” di tale approccio di scavo interiore e il notevole risultato espressivo.

Pier

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