(contiene spoiler)
I migliori giorni si propone di riportare in auge il filone delle pellicole ad episodi, molto in voga tra gli anni ’60 e ’70 nella commedia all’italiana. E proprio a quest'ultima si richiama esplicitamente il film di Leo e Bruno, rieditando quel cocktail di umorismo e amarezza che la contraddistingueva, assieme all’attenzione per le tematiche sociali. Ed eccoci subito alla maniera (consapevole, questo sì) che scivola però nei primi due episodi anche nel déjà-vu.
Vigilia (di Leo e con Leo, Bruno, Foglietta) ripropone il classico
canovaccio, aggiornato ai tempi del Covid, della riunione familiare (in questo
caso per il cenone del 24 dicembre) che degenera in scontro: nulla di nuovo,
morale poco edificante, conclusione tirata via. Capodanno (di Bruno, con Tortora e Genovese) è a sua volta la
riedizione di un plot già visto, con il solito imprenditore antipatico che
cerca di ripulirsi l’immagine attraverso la beneficienza e si ritrova alle prese con
un suo ex dipendente licenziato tempo prima: spunto irrilevante e cattiveria gratuita.
Meglio gli altri due episodi. San Valentino (di Leo, con Argentero e Lodovini) propone un messaggio deprimente sulla coppia (tutti tradiscono tutti ed ognuno sembra mosso principalmente dall'opportunismo) ma almeno è più inventivo nella sceneggiatura, che coinvolge maggiormente lo spettatore durante l’arco narrativo - attraverso gli arzigogolati rapporti tra i vari personaggi - e lo sorprende moderatamente nel finale. 8 marzo (di Bruno, con Gerini e Fresi) insiste ancora sullo scontro tra i protagonisti (questa volta in uno studio televisivo prima della diretta di una nota trasmissione pomeridiana) ma con un risultato un po’ più brillante, nonostante il solito sfondo avvilente in tema di rapporti umani.
Quindi: niente di particolarmente
riuscito dal punto di vista espressivo e nessuno spunto costruttivo sotto il
profilo esistenziale. Sia Bruno che Leo come registi hanno fatto di meglio.
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