13 gennaio 2014

FILM AL CINEMA - "Philomena" di Stephen Frears

Un'anziana signora, dal cuore semplice, alla ricerca del figlio che, da giovanissima, le fu sottratto e venduto dalle suore di un convento cattolico. Un giornalista abbastanza sofisticato ma in crisi professionale e di identità, bisognoso di risalire la china. "Philomena" non è un'opera dalla trama originale, dal brillante intreccio e dai colpi di scena inaspettati. Lo spettacolo è fornito piuttosto dalla ricchezza psicologica e umana dei due protagonisti, dai dialoghi a tratti commoventi, dalla problematicità sociale e culturale posta allo spettatore da eventi realmente accaduti. La storia personale si fonde al dramma morale di un aspetto della cultura cattolica, quello che rimane incapace di elevarsi e di elevare l'uomo a creatura degna dell'Amore Divino a causa dell'uso strumentale e subdolo del "senso di colpa" come arma di dominio e di umiliazione. 
Film un po' lento, noioso per molti ed intellettualmente banale per i critici più esigenti ed impegnati. In conclusione credo si possa dire che la chiusa edificante non vada colta né nella mansuetudine e nella capacità di perdono e amore della protagonista, né tanto meno nella rabbiosa rivendicazione di verità e giustizia da parte del laico coprotagonista, quanto piuttosto nei gesti e nelle decisioni di colui che non ha parlato, nelle scelte testarde di chi di fronte alla tragedia ed alla sofferenza della vita ha risposto testimoniando l'amore più profondo ed incondizionato per le proprie radici.
Alessandro Manna

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