7 gennaio 2014

SPUNTI - Riflessione post-festiva

Detto tra noi: da un po' di tempo sono incerto se proseguire o meno con la rubrica dei film in uscita. Sulla base dell'intuito di volta in volta seleziono i titoli suggeriti tra le uscite settimanali. Ma non sempre è così facile azzeccare le opere giuste.
Personalmente quest'autunno cinematografico è stato abbastanza deludente. Dopo un promettente inizio con "In Another Country", la stagione filmica si è situata fondamentalmente su un basso profilo, tra delusioni fantascientifico-hollywoodiane ("Elysium""Gravity") o autorial-orientali ("The Grandmaster") da una parte e fruizioni non troppo coinvolgenti ("Anni felici") - quando non apportatrici di qualche perplessità ("Gloria", "Venere in pelliccia") - dall'altra. I migliori film visti al cinema sono italiani: uno è "L'arbitro" di Paolo Zucca, che spicca per il fascino formale e l'originalità dell'approccio; l'altro è "La prima neve" di Daniele Segre, l'opera di maggior spessore sia estetico che esistenziale tra quelle ad oggi visionate in questa stagione. Si arriva quindi alle porte del periodo natalizio tra la desolazione programmatica di "Blue Jasmine", la lentezza che non ripaga lo spettatore di "Lunchbox" e la frettolosità di "Temporary Road". Diversi i film non visti - seppur in un primo momento segnalati - per un tardivo ripensamento, a volte innescato dalla lettura delle recensioni dei miei colleghi ("Mood Indigo", "L'intrepido", "La gabbia dorata")...Diversi anche quelli persi nonostante l'interesse, spesso perché rimasti in sala poco tempo: "Vado a scuola" ("Sur le chemin de l'école") di Pascal Plisson, "Per altri occhi" di Silvio Soldini, "Zoran, il mio nipote scemo" di Matteo Oleotto, "Un castello in Italia" di Valeria Bruni Tedeschi, "L'arte della felicità" di Alessandro Rak, "In solitario" ("En solitaire") di Christophe Offenstein, "Thor - The Dark World" di Alan Taylor...
Concludo con una veloce rassegna dei film visti di recente, sui quali non sento di soffermarmi in maniera approfondita. Deludentissimo "Still Life" di Uberto Pasolini, tutto giocato su un insistito manierismo che lascia l'impressione del già visto (evidente per me ad un primo approccio il richiamo a certe atmosfere dell'ultimo Kaurismaki ma, a voler approfondire, credo si potrebbero rintracciare anche altre ascendenze) ed intriso di una tristezza sconfortante per la maggior parte della sua durata. Ingannevole il "Molière (Alceste nel titolo originale) in bicicletta" di Philippe LeGuay, che, dietro l'apparenza della commedia leggera, divertente (con tanto di siparietti comici), scritta con mestiere, dal ritmo scorrevole, recitata alla grande da due attori di calibro (Luchini e Wilson), non manca di veicolare una visione della vita amara e disincantata. Riuscito ed edificante (nel senso migliore del termine) "Philomena" di Stephen Frears, un bell'esempio di cinema di impegno civile, che si fa seguire con interesse - anche per merito di interpreti molto partecipi - ed è in grado di lasciare nello spettatore un seme esistenziale vivificante, attraverso l'umanità della protagonista omonima. Bella sorpresa il "Capitan Harlock" di Shinji Aramaki: se si tiene presente che è tratto da un manga già ispiratore di una serie televisiva a cartoni animati e si è disponibili a non soffermarsi su qualche ingenuità o semplicismo di sceneggiatura, ci si può gustare un film dotato di un accurato e affascinante impianto visivo, con una narrazione articolata e dei personaggi approfonditi, che è capace di accedere ad una dimensione mitico-archetipica attraverso una messinscena dal passo epico ed un messaggio denso di richiami filosofici e metafisici.
Lascio ai colleghi ed ai lettori l'invito - qualora ne avessero voglia - ad approfondire con un articolo dedicato qualcuno degli ultimi film citati, nonché il quesito aperto sulle segnalazioni settimanali dei titoli in uscita...
Pier

3 commenti:

  1. Grazie per questa panoramica del 2013. Più passa il tempo e più diventa difficile scegliere film che siano interessanti e artisticamente validi. Il numero di film prodotti è veramente elevato e non sempre quantità coincide con qualità. Ci sono molti siti e libri che danno consigli utili, ma Cinequale ha in più l’ ”ingrediente” del cinema che possa aiutare a vivere. La critica cinematografica si mette al servizio della ricerca esistenziale, una soluzione che è originale e allo stesso tempo utile a chi è in cammino…

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  2. Grazie di cuore per l'incoraggiamento! Se e quando vorrai cimentarti in un'articolo... :)

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  3. Effettivamente da tempo non capita di dire fragorosamente: "Gran bel film questo!".
    Certo, ci sono stati film recenti convincenti e di rilievo ("La Gabbia Dorata") o che aiutano il cuore e lo spirito ad "evadere" ("Temporary Road") o, ancora, di fattura pregevole ("Venere in Pelliccia") ma nessuno di una qualità tale da impressionarci a fondo fino a scuoterci e sollevarci ad un tempo. E, in questo, difettano molto i film italiani. Vedremo "Il capitale umano" del buon Virzì……

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