22 maggio 2014

FILM AL CINEMA - "Gigolò per caso" ("Fading Gigolò") di John Turturro

Che significato attribuire a questo "Gigolò per caso"? Viene il dubbio che sia un'operazione esclusivamente commerciale, che ammicca allo spettatore fin dalla tematica, lo blandisce esibendo due sex symbol seminude in atteggiamenti provocanti (Sharon Stone e Sofia Vergara), lo fa sognare con una certa dose di romanticismo (quando entra in scena Vanessa Paradis) e lo intrattiene con un costante sottofondo di umorismo (non manca qua e là qualche battuta azzeccata). Nel contempo il film non è privo di vezzi "autoriali": la confezione allude esplicitamente al cinema di Woody Allen (a cui non a caso viene riservato il ruolo di co-protagonista che gigioneggia dall'inizio alla fine), a partire dall'ambientazione, dalla fotografia e dall'accompagnamento musicale; la regia è volutamente ricercata, a tratti esibisce se stessa attraverso movimenti avvolgenti e angolazioni di ripresa più audaci della media. Un colpo al cerchio e uno alla botte insomma.
Turturro ha al suo attivo diversi titoli come autore (oltre ai numerosi come attore) ed ha già dimostrato sia di avere un certo talento sia di non perseguire un approccio superficiale. Ma in questo caso? Il gigolò da lui interpretato è monoespressivo per l'intera durata del film, il suo sguardo sembra non tradire nessuna emozione: e ci si chiede in continuazione il perché. Originale il "rientro nei ranghi" dell'innamorata - che evita un happy end che sarebbe stato scontato - ma anch'esso rimane privo di una spiegazione soddisfacente. Per non parlare della scena finale, che rischia di risolvere tutto in una sconcertante banalità.
Se lo si prende esclusivamente come un'operetta giocosa di puro intrattenimento può anche essere divertente, a parte l'esplicito cinismo dell'assunto. Non si fa fatica ad immaginare che regista e attori possano essersi anche divertiti a girare assieme "Gigolò per caso": il risultato non lascia però allo spettatore nulla di sostanzioso al termine della visione.
Pier


1 commento:

  1. Caro Pier,
    condivido la tua recensione. Vorrei però soffermarmi sul personaggio interpretato dal regista: Fioravante/Virgilio. Uomo un po’ malinconico e silenzioso (molto è lasciato al suo sguardo ed al suo comportamento più che alle sue parole), capace, con gesti semplici e sinceri, di far scoprire alle donne che incontra - ed alle quali la sceneggiatura concede spazi di dialogo maggiori - la magia della solitudine. Pare appartenergli un’istintiva naturalezza in grado di fargli intuire le esigenze profonde di donne stanche, affettivamente deluse e prive da sempre della comprensione di cui intimamente necessitano. Come se anche lui fosse portatore di quello stesso identico bisogno fatto di vera condivisione e di emozioni genuine che superano la mera superficie della pelle.
    Il risultato che si ottiene è così quello di una commedia di gusto, a tratti romantica, dalle trovate riuscite, costruita con riprese garbate che lasciano intuire e mai apparire ciò che resta sotto la coperta (sarebbe stato troppo facile e niente affatto confacente allo stile di un racconto delicato come questo). Gradevole la recitazione (W. Allen riesce proprio a farci sorridere), azzeccati i personaggi (convincono anche le attrici femminili nei panni di donne desiderose non di un semplice uomo-oggetto), ottima la musica (e non avrebbe potuto essere diversamente vista la co-presenza di J. Turturro e del caro vecchio Woody, sebbene Allen qui rivesta solo il ruolo di attore). Ci fa sorridere poi l’ironia sottesa al disegno del mondo Chassidim, mostrato nel film in tutta la sua rigidità a volte quasi ridicola. Chissà perché mai il regista avrà scelto questo tipo di rappresentazione…Nel contesto generale, infatti, appare un po’ stonata e quasi forzata (avrà forse influito il simpatico Woody?).

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