30 maggio 2014

FILM - "Corpo Celeste" di Alice Rohrwacher

In occasione dell'uscita al cinema de "Le Meraviglie", in sala proprio in questi giorni, ecco una recensione del primo film della Rohrwacher

La formazione di Marta, un’adolescente tornata a vivere in provincia, dove sembrano regnare solo il bigottismo, il consumismo e l’ignoranza. E’ questa la storia narrata nell’opera prima dalla regista italo/tedesca Alice Rohrwacher. Lo scenario che ci viene prospettato risulta sin da subito coerente con la realtà che si intende descrivere. Laggiù, in quella cittadina del Sud, chi dovrebbe insegnare religione pare interessato soprattutto alla politica (lo sguardo impassibile del parroco del paese, l’attore Salvatore Cantalupo, è disarmante), gli altri ecclesiastici sembrano più simili a uomini d’affari che a uomini di fede, la preparazione al sacramento della Cresima sembra essere l’unico momento di convivialità, ma privo di ogni significato spirituale. 
Un quadro desolante a ridosso di Reggio Calabria, dove se si è un po’ diversi dal contesto circostante tutto diventa difficile già da giovanissimi: vivere, comprendere ed accettare. Quale compromesso trovare con una simile realtà che potrebbe risiedere ovunque, in ogni luogo chiuso ed opprimente, e quindi in ogni "altrove"? Nessuno, sembra risponderci Marta, la quale, forte di un carattere autentico e di una capacità genuina di scelta, preferisce immergersi in acque sporche con il suo vestito più bello, tutto bianco, piuttosto che consacrarsi ad una vita vuota vestita a festa con quello stesso candido abito.
Come potrà essere il suo futuro in un luogo senza pretese, ansia di conoscenza, fame di miglioramento, come poter avere attorno a sé amici con cui condividere il proprio sentire, come evolversi, imparare senza omologarsi (l’unica a comprenderla sembrerebbe essere soprattutto la madre e, per pochi minuti, un anziano prete di un paesino abbandonato)? Il film non dà soluzione, limitandosi a riflettere l’audacia di uno spirito libero e determinato ma lascerebbe comunque presagire un domani diverso possibile solo lontano da quei luoghi. 
Questa atmosfera, gli ambienti descritti, i volti filmati, la quotidianità stagnante e conforme diretta verso il basso (come se fosse priva di vera sostanza: o si tratta di materia ancora viva ma soffocata ed imbastardita?) sono ben resi dall’autrice il cui registro espressivo (inquadrature a tutto tondo, primi piani, paesaggi, situazioni) segue il ritmo della vicenda scandendo con equilibrio dialoghi e silenzi, sguardi ed azioni. Brava anche Yile Vianello dal viso mai impaurito e - al tempo stesso - timido ed onesto. La sua Marta non può proprio adeguarsi ad un mondo così ristretto, piccolo e "corto" come i capelli che decide improvvisamente di tagliare, riuscendo bene a rendere il personaggio che interpreta senza tentennamenti o défaillance. 
Film quindi molto interessante e che sottende un certo impegno. Visione consigliata a chi abbia voglia di vivere o rivivere - senza sofferenza - una realtà agli antipodi con quella che gli è intimamente propria.
AleLisa

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