18 agosto 2014

MISCELLANEA - Saldi di fine stagione

Recuperati in seconda visione nelle arene estive all'aperto oppure in dvd, ecco una rassegna di titoli della stagione cinematografica 2013-2014.
Sul fronte del cartoon Pixar-Dreamworks è "Planes" di Klay Hall - che si richiama esplicitamente all'immaginario del dittico "Cars" - a raggiungere il risultato più divertente e fluido; opere pregevoli e godibilissime risultano comunque anche "Turbo" di David Soren e "Monsters University" di Dan Scanlon. Da segnalare inoltre "The Lego Movie" di Phil Lord e Chris Miller per il ritmo vertiginoso, l'umorismo intelligente ed il tripudio di inventiva visionaria di stampo fantasmagorico; anche se, verso il finale, imbocca una strada che rischia di raffreddare l'entusiasmo.
Restando in ambito spettacolare, "Thor -The Dark World" di Alan Taylor - quarta apparizione filmica del celebre eroe dei fumetti Marvel, in piena linea di continuità con le precedenti - è un robusto fanta-action ludico-catartico e visivamente affascinante, esempio di prodotto mediano della Hollywood migliore, capace di proporre una mitologia cinematografica postmoderna attraverso un'avvincente narrazione di stampo tradizionalmente epico. Di segno completamente diverso il recente "Maleficent" di Robert Stromberg, che utilizza l'impianto visivo fantasy per rileggere la fiaba de "La bella addormentata nel bosco" - e, soprattutto, la versione Disney in cartoon del 1959 - in favore di una molto più contemporanea incertezza dei confini tra buoni e cattivi (ma non tra bene e male, in quanto la differenza tra aspirazioni costruttive e distruttive viene ritratta in modo chiaro). 
Indugiando ancora nel cinema statunitense, "Two Mothers" di Anne Fontaine è un film riuscito nel suo porsi esplicitamente come scandaglio di particolari risvolti umani; da notare che l'edizione italiana è stata completamente rimaneggiata nel finale. Opera poderosa, che ripercorre quasi un secolo di storia americana, è "The Butler" di Lee Daniels, di indubbio spessore etico-civile e dall'efficace resa espressiva, seppur forse un po' troppo prolisso sotto il profilo narrativo.
Ed ora in Europa. Delude completamente le aspettative "Un castello in Italia" di Valeria Bruni Tedeschi: se la narrazione scombiccherata sia funzionale o meno ad illustrare stilisticamente il caos che anima i personaggi rimane un lecito dubbio al termine della visione; di fatto l'intreccio degli episodi lascia un senso di spaesamento e sembra non andare a parare da nessuna parte. L'impressione maggiore che il film suscita, attraverso i suoi protagonisti, è quella di essere un patchwork fondato su confusione, immaturità e decadenza che, lungi dal risolversi in alcuna apertura costruttiva, pare ripiegarsi esclusivamente in un'esibizione autocompiaciuta.
Buona prova di cinema che può "aiutare a vivere", capace di coniugare il messaggio di solidarietà umana all'impianto spettacolare, è il francese "In solitario" ("En solitaire") di Christophe Offenstein. La vicenda è svolta con buon ritmo e gli attori fanno il resto: il risultato non manca e fa passare in secondo piano i limiti dell'opera, come una certa inclinazione alla retorica nell'epilogo. Interessante anche l'esordio dietro la macchina da presa di Guillaume Gallienne con "Les Garçons et Guillaume, à table!" (impropriamente tradotto in Italia con "Tutto sua madre"), dove l'assetto comico è messo al servizio di un tema psicologico ed esistenziale trattato con indubbio talento ed originalità di ispirazione. Il nuovo film di Sam Garbasky, "Vijay - il mio amico indiano" ("Vijay and I") si rivela purtroppo una commediola abbastanza esile, neanche tanto divertente e che rischia di scadere nella banalità e nell'irriverenza: dal regista di "Irina Palm" ci si aspettava qualcosa in più. "Non buttiamoci giù" ("A Long Way Down") di Pascal Chaumeil, nonostante le premesse, è invece una commedia edificante nel senso migliore del termine, che propone un messaggio di apertura all'altro attraverso una messinscena efficace ed un'ottima prova degli attori. 
Sul versante italiano, "La mia classe" di Daniele Gaglianone è un interessante esperimento di cinema di impegno civile, che utilizza il pretesto del docu-fiction per trascinare lo spettatore in un'alternanza di piani tra realtà e finzione di grande intensità espressiva. Completamente privo di senso appare invece "Il capitale umano" di Paolo Virzì: nel non riuscito tentativo di commistione tra i diversi registri espressivi della denuncia sociale e dell'introspezione esistenziale, il film sembra rimanere sospeso e non condurre lo spettatore ad alcuna conclusione né estetica né di altro genere. Gli attori sono notevoli ma i personaggi non sempre risultano coerenti e credibili.
Una stagione che nel complesso è quindi da considerarsi ancora "di magra" rispetto a quelle precedenti, anche se non ha mancato di portare qualche film con spunti interessanti.
Pier

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