11 novembre 2015

FILM al cinema - "Suburra" di Stefano Sollima

(contiene spoiler)

Suburra com'è? Un film noir. Noir nella trama (dove però compaiono solo i cattivi), noir nelle tinte, noir nei personaggi. Molto crudo in tutto e senza alcun aspirazione a far la morale.
Girato tra Roma e Ostia...ma la Roma che c'è non si vede poi molto e spesso è ritratta di notte. Una città di certo lontana da quella de La grande bellezza. Una città vuota, una città che nelle ultime scene si allaga sotto la pioggia (peraltro un'immagine questa molto familiare per i romani), i cui tombini traboccano d'acqua. Una scena quasi poetica...la pioggia, l'acqua...tanta acqua...un'immagine catartica, in cui l'acqua lava, purifica una città al collasso, che non regge più nemmeno sotto la pioggia? O esattamente l'opposto, il marcio che si copre da sé...l'acqua del tombino copre l'ennesimo corpo morto. 
Unica figura positiva del film: la ragazza del boss di Ostia...la "tossica" che per amore/onore vendica la morte del compagno che amava. Una pecca? Alcune scene al limite del verosimile e Favino nudo che delude un po'. Nonostante tutto, lo ritengo un film ben fatto! Merita di esser visto.
Francesca Scialanga

1 commento:

  1. Ennesimo prodotto del genere criminalesco la cui fortuna sembra ancora lontana dall’inevitabile declino, Suburra pare un film privo di qualunque velleità di carattere artistico o documentale. Per quanto riguarda il secondo aspetto il film difetta di quel valore “conoscitivo”, rispetto a certi segmenti di storia o ad alcuni specifici contesti, che ha contraddistinto altri prodotti del genere (Romanzo Criminale e la prima serie di Gomorra), ne sia prova il fatto che “MafiaCapitale”, che fa da sfondo alla vicenda, resta solo un fantasma stancamente evocato senza mai sfociare nell’espressione di un punto di vista originale o, perlomeno interessante, che possa in qualche modo soddisfare gli spettatori accorsi ad affollare le sale sulla scia delle cronache giudiziarie.
    Sotto l’aspetto artistico il film resta strettamente confinato nel perimetro del genere di appartenenza, ci sguazza addirittura; in ordine sparso e chiedendo scusa per le dimenticanze: inesorabile citazione della banda della Magliana (oramai un mantra che è quasi un insopportabile ammiccare allo spettatore), politici corrotti, escort, rom, “famiglie”, cocaina come se piovesse (a proposito, discutibile - ma funzionale bisogna ammetterlo - la scelta stilistica di una pioggia incessante che fa sembrare Roma una città del nord Europa). Il culmine però lo si raggiunge con il conto alla rovescia che accompagna lo spettatore fino alla proclamata “Apocalisse” che in nulla si risolve se non nella caduta del Governo (e capirai!) e nell’ennesima serie di omicidi tra i quali stavolta anche quello del reputato invulnerabile “Samurai”, sorpreso (non è uno scherzo) appena fuori dall’appartamento zeppo di centrini e bomboniere della anziana madre. Per quanto riguarda le prove attoriali merita una segnalazione la scena in cui il politico-Favino, di fronte all’incalzare del vecchio sodale bandito-Amendola, abbandona l’agghiacciante (iperrealistico) politichese per un linguaggio più istintivo e adeguato alla sua vera natura. Cambio di linguaggio, cambio di tono, cambio di faccia. Bravo.
    E l’aspetto esistenziale tanto caro al curatore del blog? Ci sentiamo di rassicurarlo, sebbene Sollima tratteggi un mondo fatto esclusivamente di cattivi, dove i buoni sono al massimo cattivi-saggi o cattivi-puri, il meccanismo identificativo stenta a scattare in quanto i personaggi risultano per lo più stereotipati mancando dunque per definizione del necessario approfondimento psicologico. Da questo punto di vista la pellicola, oltre la noia, non può causare danni.

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