(contiene spoiler)
Un'autentica sorpresa questo film di Lellouche, che, a dispetto del lancio pubblicitario italiano (titolo e locandina lo fanno apparire come una commediola leggera e potenzialmente inconsistente), si rivela un'opera corale impegnata, che tratta temi seri con ironia ed uno stile coinvolgente.
Il canovaccio non è certo tra i più originali (un gruppo di individui più o meno disadattati, ognuno alle prese con un vissuto sofferto e problemi di varia entità, che, grazie ad un obiettivo comune ed alla solidarietà che si instaura tra loro, riesce a trovare un'occasione di riscatto personale) e ricalca alcune convenzioni di un certo tipo di commedia esistenziale con intenti edificanti. Sono la sincerità e la forza espressiva della messinscena ad innalzare Le Grand Bain (letteralmente: il grande bagno) ad un altro livello: ritmo narrativo impeccabile, dialoghi azzeccati, suggestiva colonna sonora, regia originale (in alcuni passi ammiccante al cinema sperimentale: si veda l'incipit) e, soprattutto, la grande prova degli attori.
Il risultato è un film esteticamente riuscito e che può aiutare a vivere, pur nella coraggiosa rinuncia ad un epilogo troppo facilmente consolatorio.
Pier
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