29 gennaio 2019

FILM al cinema - "Santiago, Italia" di Nanni Moretti

"È stato un tempo il mondo giovane e forte" cantavano i CSI nel 1994 (Del Mondo).
Le stesse parole pare quasi che le pronunci Nanni Moretti nella prima scena del suo docu-film Santiago, Italia, nel rivolgere gli occhi al panorama della capitale cilena dei nostri giorni.
Con uno sguardo lucido e profondo (ma non imparziale per sua stessa ammissione all'interno dell'opera), il sessantacinquenne regista romano ci riporta ad un lontano 11 settembre, quasi dimenticato, quello del 1973, l'anno del colpo di stato cileno in cui lo stato di diritto venne rovesciato dalla forza prepotente dell'ingiustizia militare e si mise così, con il sangue, la parola fine al sogno socialista di Salvador Allende.
Le interviste danno voce ai sopravvissuti e a qualche militare, mentre il regista resta in ombra per concedere loro lo spazio necessario a dare corpo e sostanza ad un racconto franco, onesto e senza filtri. Le parole fluiscono, i ricordi sempre vivi riaffiorano con coraggio e commozione (tanta), anche in chi è in sala e si scopre a ricordare, a sua volta, quel pezzo di storia tragico, improvvisamente non più cosi lontano.
Fondamentale fu il ruolo  della Chiesa e dell'ambasciata italiana, che molte vite salvarono, permettendo ai cileni portati in volo in Italia di continuare a vivere la loro vita qui da noi, seppure con l'animo rivolto alla propria terra di origine, sciagurata realtà a noi non troppo distante se solo si pensa al Secondo Conflitto Mondiale ed al ruolo che vi ebbe la Resistenza.
Non più tardi di 46 anni fa, ci dice l'autore attraverso gli intervistati, l'Italia seppe dimostrare la sua tempra dando il benvenuto accogliente a chi oramai non era più figlio di nessuno, perché senza patria e privato di tutto. Il nostro mondo è adesso debole e vecchio, sembra dirci lo stesso Moretti alla fine del film, cosi come cantavano sempre i CSI nel 1994 nel brano già citato.

AleLisa

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