16 ottobre 2020

FILM - Climax (un confronto tra tre opere generazionali)


Benché siano usciti a distanza di poco più di una decina di anni l’uno dall’altro e pur affrontando un tema comune (ossia del percorso educativo e morale di un gruppo di amici, rampolli dell’alta società e studenti di prestigiose università), L’attimo fuggente (Dead Poets Society) di Peter Weir (USA 1989), Il club degli imperatori (The Emperor’s Club) di Michael Hoffman (USA 2001) e Posh (The Riot Club) di Lone Scherfig (Regno Unito 2014) sono tre film assai distanti tra loro nell’analisi e nella diagnosi dei valori delle generazioni dei loro protagonisti.
L’attimo fuggente è un film intriso di poesia e di ingenue illusioni, rispecchia pertanto la generazione di fine XX secolo, anche se poco dopo si sarebbe bruscamente risvegliata. Il mondo era ancora analogico e, sebbene il film sia ambientato nel 1959, la società sembra appartenere, pur diversa, ad una scala di valori, o quantomeno di percezione di essi, comune o similare agli spettatori del 1989. Bene e male sembrano dicotomicamente distinti mentre le avventure e il carattere dei vari studenti che si animano di poesia e nobili impulsi d’animo, aprono, a noi spettatori appartenenti alla medesima generazione, una soffitta polverosa di ricordi di un mondo che abbiamo vissuto ma che è decisamente cambiato. Gustiamo il film con un sorriso malinconico consci di osservare qualcosa che ci è appartenuto ma che ora è legato alla nostra nostalgia. 
Il club degli imperatori ha ancora forti legami col mondo de L’attimo fuggente e certa nobiltà d’animo di alcuni personaggi sembra volerci convincere di ciò ma la modernità con i suoi drammatici compromessi, il carrierismo, il plutocratico cinismo della politica ci rendono il film più familiare, come se iniziasse a parlare una lingua quotidianamente praticata. La tecnologia, in certi sui impieghi, diventa protagonista e in qualche maniera segna anche una certa corruzione d’animo. Bene e male sono distinti ma inizia a farsi difficile la loro chiara identificazione, il loro netto riconoscimento. Ci si illude più volte del cambiamento di un personaggio ma l’attualità del film ci insegna che nel mondo moderno non può esserci alcuna redenzione per chi vuole essere vincente. 
Posh è un punto di arrivo di questa climax dicendente. I ragazzi sono i nostri ragazzi. Appartengono al mondo di oggi, in ogni inconfondibile aspetto. Tecnologico, iperconnesso, cinico e spietato. Non ci sono più tracce di illusioni o valori utopici, di cultura, di arte, di letteratura o di poesia. Il sapere e la conoscenza hanno lasciato il posto all’arrivismo più crudele, al cinismo e alla tracotante arroganza di chi ha sempre e comunque il potere economico e politico. I ragazzi non hanno cuore ma soldi, non hanno desideri ma voglie, non hanno sogni ma appetiti. Padroneggiano una tecnologia che a sua volta li spadroneggia e, toltisi gli abiti e le divise dei film precedenti, quelli di giovani studenti ingenui e imbranati, ora sono uomini nudi carichi di volgare sessualità e pornografia. 
Questi tre film potrebbero in qualche modo denunciare il percorso involutivo che gran parte delle nuove generazioni hanno iniziato a percorrere, aiutandoci a comprendere come e quanto i giovani siano cambiati nel modo di parlare, vivere e rapportarsi con il mondo. La nostra adolescenza è stata segnata da film quale L’attimo fuggente, che inevitabilmente riecheggiava in noi quanto i vari personaggi provavano, benché appartenenti ad una generazione precedente alla nostra di ben tre decenni. In gioventù ci siamo svegliati, con la mente ancora intorpidita da certi ideali e ci siamo accorti della presenza nella nostra vita e società di personaggi come quello negativo de Il club degli imperatori ma, ora che siamo in qualche modo disincantatamente divenuti maturi, in Posh troviamo l’amara conferma di come il nostro mondo sia mutato.

Danilo Giorgi

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