21 dicembre 2020

FILM sul tema "Fantasia e realtà" - "Checkpoint Berlin" di Fabrizio Ferraro (Italia 2000)

Difficile poter zittire dentro di noi o dimenticare la voce fuori campo del regista che accompagna tutto il racconto, garbata e penetrante. 

D'altra parte, come poter dimenticare quel pezzo di storia del Novecento che è parte integrante della storia 2.0, anche personale, di molti di noi. 

Il documentario di Fabrizio Ferraro ci racconta una vicenda familiare che è, allo stesso tempo, un racconto corale, umano ed universale.

È  la storia dello zio del regista che, colpito duramente da una perdita improvvisa, fino a perdere sé  stesso, diventa passeur, facendo da ponte, per chi vuole scappare, tra la gelida militarizzata Germania dell'Est e la "calda" brulicante Germania dell'Ovest.

Lungo tutto il racconto il muro (che si intravede qua e là, in costruzione prima ed eretto poi, odiato da chiunque, berlinesi e non, fino al suo abbattimento) ci segue, tampina, insegue, sembra quasi non darci scampo mentre il protagonista accompagna la coppia in fuga verso la libertà.

Impossibile non vederlo anche quando non è rappresentato dalle immagini.

Difficile liberarsene persino quando la coppia, impaurita e tremante, riesce a fuggire. 

Finalmente, i due,  miracolosamente, riescono a farcela e, liberando sé stessi dal giogo dell'oppressione, rendono liberi noi, ci affrancano da quel senso di angoscia diffusa che abbiamo inevitabilmente vissuto con il fragore dei loro passi.

Ci si chiede se tutto ciò rientrasse, consapevolmente, nelle intenzioni dell'autore. 

Il muro, infatti, evoca pressoché automaticamente il pensiero o il sospetto di qualcosa che ci sta dentro, che ci (auto)vincola e ci impone il salto, l'incontro, il superamento della nostra ostilità interiore rivolta all'altro da noi, anche all'interno delle mura domestiche.

Il muro, quindi, non solo come confine di superficie, meramente geografico, ma come divisione profonda, radicale, insormontabile, assolutamente umana prima ancora che politica, ideologica e culturale.

Il tema di fondo che il documentario pone è, pertanto, quanto mai storicamente attuale in considerazione delle ragioni divisive che hanno portato ovunque, nel mondo, a costruire altri muri, generare (in)comprensibili separazioni, alimentare sanguinose lotte e provocare respingimenti crudeli di coloro che presumiamo essere "altro da noi".  

In una nuova era come questa, in cui la co-presenza nell'infosfera (L. Floridi) del mondo analogico e digitale fanno appiattire l'idea stessa di confini, divisioni e muri, (ri)partendo da noi (''nosce te ipsum''), dalla nostra intima rifondazione possiamo conquistare qualche buona chance per recuperare, insieme all'altro, anche noi stessi all'interno di una rete transnazionale fatta di relazioni fra uomini più che di singoli individui.

AleLisa

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