9 dicembre 2025

FILM al cinema - Omaggio ad Aldo, Giovanni e Giacomo in occasione dell'uscita del film "Attitudini: nessuna" di Sophie Chiarello

Pizzo Calabro, un freddo pomeriggio di dicembre. Passeggio per via Washington quando ad un tratto l’insegna luminosa del cinema Skylab attira la mia attenzione. Quel vecchio cinema ha una sala unica e spesso vengono proiettati film neorealisti (ricordo anni fa una meravigliosa pellicola di Remo Garpelli), di nicchia, non gettonati dal grande pubblico. Il classico cinema degli anni Sessanta che spesso proietta cose degli anni Sessanta.

Leggo sul neon sbiadito il titolo Attitudini: nessuna, regia di Sophie Chiarello. Questo nome non mi è nuovo, inizio a scavare nella memoria e ricordo che è stata assistente alla regia di Massimo Venier in alcuni dei film di Aldo, Giovanni e Giacomo. E infatti la locandina del film mostra il famoso trio che percorre una strada in bicicletta. Entro.

‘Mi faccia vedere il biglietto, se ce l’ha’ tuona la Giusy, proprietaria ottantenne dello Skylab che anche a causa del suo carattere ha contribuito al declino del locale. ‘Salve, Giusy, devo acquistarlo ancora. Me ne darebbe uno?’ ‘Dieci euro, è una prima uscita’ risponde Giusy lapidaria. Pago i miei dieci euro e Giusy mi fa strada: l’età per lei ormai si fa sentire, zoppica vistosamente perché ha una gamba di legno a causa di un incidente che ebbe mentre stava andando a raccogliere le castagne. Povera donna. ‘Complimenti per l’ottima scelta’ mi dice aprendomi la porta della sala. ‘E grazie’, rispondo. D’altronde con una sola proiezione e un’unica sala ho avuto molta difficoltà a decidere quale pellicola vedere. La sala contiene una trentina di posti, neanche a dirlo sono l’unico seduto. Odora di vecchio, tutto spento e nessun rumore: mi sento un po’ in gabbia, sfioro la claustrofobia, una situazione decisamente kafkiana.

Poi parte la proiezione e mi rendo conto che non è un film ma un documentario. Un docufilm come si dice ormai in gergo. Un po’ come un umile ferramenta che per aumentare il suo status dice di lavorare nella meccanica di precisione. Ho pagato dieci euro per un documentario. Mi sento derubato, mi sento stupido come quella volta che lasciai le cinquecento lire nel carrello. Ma ormai sono dentro e non ho altra scelta che vedere questo docufilm.

[…]

Ok, ammetto di aver fatto un errore di valutazione. Come quella volta che rifiutati il succo di more perché lo ritenevo poco virile (e invece non sapevo cosa mi stessi perdendo). O come quella volta che all’interrogazione di francese dissi che Bergerac era l’autore del Cyrano. Questo docufilm è proprio quello che ci voleva per un tipo nostalgico come me, legato alle vecchie tradizioni e curioso fino al midollo. Aldo, Giovanni e Giacomo hanno rappresentato e rappresentano ancora tanto per me e per molti ragazzi della mia generazione cresciuti coi loro film. Si può dire che sono entrati nel nostro immaginario collettivo con le loro citazioni e frasi celebri. Attitudini: nessuna è un’ora e mezza di chiacchierata informale con tre amici di vecchia data, che ti raccontano le loro storie e il loro passato. E ti lasci cullare dal suono delle loro voci più che familiari, dalla comicità di sketch conosciuti e inediti, dal montaggio perfetto e a tratti commovente di Sophie Chiarello. Tre uomini e una storia da raccontare. La loro storia. Tra alti e bassi, momenti duri (che hanno quasi provocato lo scioglimento del trio) e altri più felici, persone che c’erano e ora non ci sono più (gente che entra e gente che esce, per capirci), dialoghi fatti di botta e risposta (e sappiamo che questo non sempre è scontato). D’altronde, così è la vita.

Esco dalla sala con il sorriso. Giusy, scorbutica, mi chiede: ‘Beh? Com’è il film? So che la regista non ha mai fatto niente di che’. ‘Vedi Giusy’ rispondo con garbo trattenendo le emozioni, ‘la regista è in gamba, ha dimostrato di saperci fare e, si sa, chi sa fare sa capire. ‘Sì... e loro? Sono invecchiati tanto e la loro carriera sembra ormai sul viale del tramonto’ incalza Giusy. ‘A essere invecchiati sì ma tutti lo siamo. L’importante però è non smettere di muoversi e continuare a fare cose. E questo loro lo stanno facendo. Un po’ come il famoso proverbio del leone e della gazzella, lo conosci?’ chiedo incuriosito. ‘No, ne sapevo uno sul crotalo e il pavone, ma niente leoni e gazzelle’ risponde Giusy. ‘Te la racconto, ci ho conquistato mia moglie: vedi, ogni mattina, in Africa, quando sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che deve correre più del leone o verrà mangiata. Ogni mattina, in Africa, quando sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina, in Africa, quando sorge il sole, non importa che tu sia un leone o una gazzella, l’importante è che se muori me lo dici prima’. ‘Ma come ti permetti, screanzato?’ ‘Perdonami Giusy, sbaglio sempre il finale. Volevo dire che l’importante in Africa è che chiunque tu sia comincia a correre’. Ed è quello che faccio io, visto che Giusy stava cercando di afferrarmi per la maglietta. Corro fuori dal cinema, mi lascio alle spalle una bella esperienza. In questo momento non c’è bisogno di chiedermi se sono felice.

Marco Aurelio Lorusso

1 commento:

  1. Ciao Marco, il film non l'ho visto e conosco anche poco il trio quindi non sono in grado di cogliere tutti i riferimenti del tuo ironico articolo...penso che i fan di Aldo, Giovanni e Giacomo possano apprezzare!

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