26 febbraio 2014

FILM AL CINEMA - "Hannah Arendt" di Margarethe von Trotta

Difficile descrivere questa nuova riuscitissima opera della brava regista Margarethe von Trotta. La tematica affrontata - infatti - fa rabbrividire al solo pensiero: la tragedia dei campi di concentramento raccontata attraverso il processo a Otto Adolf Eichman al quale assistette la storica e scrittrice tedesca Hannah Arendt. Eppure gli occhi restano incollati allo schermo per ben due ore e quello che sembra impossibile narrare scorre fluidamente davanti a noi senza soluzione di continuità.
Il film è pregevole ed avvincente, un racconto lucido su un passato recente in chiave squisitamente politico-filosofica. Criticabile, certo, come fu aspramente criticato il libro della protagonista all'epoca del processo, ma coinvolgente e stimolante. E' possibile affrontare quel pezzo di storia senza condizionamenti di qualsiasi tipo? Per Hannah Arendt - ebrea sfuggita allo sterminio - forte della sua penna e delle sue abilità intellettuali, pare proprio di sì. Da qui la sua analisi profonda, riprodotta in versione cinematografica da una sempre attenta Margarethe von Trotta, sul concetto del male che la appassionerà tutta la vita, rendendola da subito invisa al suo stesso popolo.
La forza del suo pensiero, l'ostinazione di un intelletto e di uno spirito libero, analitico e pienamente cosciente rende il personaggio di Hannah Arendt affascinante checché se ne voglia. Il resoconto dei fatti è forte così come l’interpretazione che di quei fatti dà la pensatrice tedesca; ma lo spettatore non viene travolto nel pantano del dramma. Visione consigliata quindi a chi vuole provare a capire cosa è accaduto più di cinquant'anni fa indossando gli occhiali della protagonista.
AleLisa

1 commento:

  1. Ho visto il film e l'ho apprezzato molto. Due ore pienamente coinvolgenti, anche in lingua originale con sottotitoli.

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