10 aprile 2014

FILM AL CINEMA - "Ida" di Pawel Pawlikowski

Film intimo e delicato, dallo stile molto asciutto, "Ida", del regista anglo-polacco Pawel Pawlikowski, è girato magistralmente ma risulta tuttavia un po' troppo freddo. La sceneggiatura è essenziale ma robusta. Le inquadrature sono a filo, tagliate con sapienza e precisione; pregevole anche la fotografia (rigorosamente in bianco e nero), che conferisce alle immagini - nessuna delle quali è mai lasciata al caso - una certa evidenza pittorica. Bravissime le due donne al centro del racconto: Anna/Ida (la convincente Agata Trzebuchowska) e Wanda (credibilissima nella sua interpretazione l’attrice Agata Kulesza,  il cui sguardo è intenso e carico di tutto il dolore del personaggio).
Le riprese, i dialoghi ed anche la durata della pellicola sono quindi calibrati al millimetro. Eppure il dramma sotteso - che è al tempo stesso esistenziale, storico, politico e spirituale - quasi non si avverte, pur essendo grave e profondo. Mancano la scossa ed il brivido di fondo. Il disegno psicologico delle due donne però c’è tutto ed è incentrato sia sul tormento inconsolabile di Wanda sia sulla ricerca della vera identità di Anna/Ida. La loro convivenza, destinata a durare ben poco, riesce a dare un valore aggiunto al racconto.
La vicenda personale delle due donne è indicibilmente triste, di un grigio scuro come tutta l’atmosfera della pellicola, permeata di un pathos che resta però confinato essenzialmente nel loro animo. Certo, l’assenza di spinte emotive forti è dovuto ad un certo modo di fare cinema ma dispiace l’assenza di una vera e propria vibrazione, tenuto conto dell’indubbia maestria di tutto il registro espressivo. La musica è comunque di altrettanto rilievo (si spazia da Bach a Coltrane). Degna di nota anche l’immagine conclusiva del film, nella quale l’autore cambia quasi bruscamente la modalità di inquadrare Anna/Ida, regalandoci così l’immagine di una donna talmente risoluta nella scelta che compie da concederci un’emozione sinora mancata.
AleLisa



1 commento:

  1. Esplicitamente debitore nei confronti di un certo cinema d'autore europeo (da Bergman a Tarkovskij), sia a livello figurativo che narrativo, "Ida" si propone come film di maniera dalla confezione di alto livello. Il risultato espressivo non si può negare, dalle raffinate scelte di regia alla bravura degli attori, ma ci si chiede: a quale fine? La messinscena indaga corpi, volti, drammi passati e inquietudini esistenziali...ma alla fine non offre una conclusione e lascia volutamente lo spettatore in sospeso. E chi dall'arte cerca anche un nutrimento esistenziale può non rimanere pienamente soddisfatto.

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