10 novembre 2014

CONFRONTI - Cucina e sentimenti in terra francese: "Comme un chef" di Daniel Cohen VS "The hundred-foot journey" di Lasse Hallstrom

(contiene spoiler)

Negli ultimi tempi sono sempre più numerosi i film che trattano di cucina in abbinamento a temi esistenziali, tanto che si può parlare di un vero e proprio filone: a titolo di esempio, su questo sito si possono leggere le recensioni de "La cuoca del Presidente" ("Les Saveurs du Palais") di Christian Vincent e di "Chef" di Jon Favreau. 
"Comme un chef" ("Chef" in italiano) di Daniel Cohen e "The hundred-foot journey" (impropriamente tradotto con "Amore, cucina e curry", uscito da poco nelle sale cinematografiche) di Lasse Hallstrom parlano entrambi di arte culinaria e questioni sentimentali, sullo sfondo del paesaggio francese. Il primo è ambientato a Parigi ed ha come protagonista un geniale ma sconosciuto artista dei fornelli, messo a confronto con il suo maestro di fama nazionale: si aiuteranno reciprocamente, oltre che in cucina, a comprendere le modalità relazionali per riavvicinarsi agli affetti rispettivamente di moglie e figlia. Il secondo prende le mosse invece da una famiglia di indiani in fuga dagli sconvolgimenti sociali del paese natio, che approda in un piccolo borgo nel sud della Francia: l'incontro tra culture stimola una serie di eventi che parlano di ambizione e di (ri)scoperta dell'amore. 
Si tratta innanzitutto di due commedie che si muovono nell'ambito consolidato ed esplicitamente rassicurante delle convenzioni del genere di riferimento, declinate secondo le specifiche del cinema francese piuttosto che hollywoodiano. Il film di Cohen ha un impianto tutto giocato sulla comicità e la leggerezza: vuole essere soprattutto un prodotto di intrattenimento ed ha le carte giuste per riuscire gradevole e divertente, a partire dal ritmo narrativo, dai dialoghi azzeccati e dagli attori in parte. Il messaggio esistenziale viene comunicato con l'immediatezza della fiaba contemporanea ed in tal senso fa centro anch'esso. Di taglio favolistico è anche la pellicola di Hallstrom, che adotta un registro più sentimentale, alternato da qualche squarcio drammatico. Due ore di durata non sono poche e infatti la fluidità del racconto rischia di risentirne: a parte questo, la vicenda è ben orchestrata ed i personaggi coinvolgenti. Anche in questo caso, in buona parte per merito degli attori.
Pier

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