18 novembre 2014

CONFRONTI - Scampoli di commedia all'italiana: "Senza arte né parte" di Giovanni Albanese VS "Figli delle stelle" di Lucio Pellegrini

(contiene spoiler)

Temi e personaggi sono quelli della commedia italiana classica, aggiornati ovviamente all'attualità: una banda di improvvisati che tenta il grosso colpo, spinti a tanto dalla precarietà economico-sociale nella quale versano le loro esistenze. Il tono dei due film differisce però parecchio: anche se entrambi presentano momenti divertenti, "Senza arte né parte" predilige un registro più comico e leggero, mentre "Figli delle stelle" alterna spunti macchiettistici ad un sottofondo amaro e drammatico.
Il primo è decisamente il più riuscito proprio nelle sue minori pretese, quelle di porsi come prodotto ben confezionato che vuole divertire - senza cadere nel banale o, peggio, nella volgarità - facendo al contempo riflettere ed offrendo allo spettatore un conforto esistenziale derivante dalla solidarietà che si sviluppa tra i componenti del gruppo. Buona parte del risultato è da ascrivere all'ottimo team di attori perfettamente in parte e ad una sceneggiatura calibrata al meglio sia nei tempi narrativi che nei dialoghi.
Il secondo, pur non mancando di momenti incisivi, convince meno. La narrazione è a tratti sfilacciata e si fa un po' di fatica a seguire le intenzioni degli autori. Gli stessi attori risentono delle incertezze dello script nel delineare i personaggi che sono loro affidati: dal Toni di Fabio Volo che - chissà perché? - scompare per buona parte del film al Ramon di Paolo Sassanelli, spesso ritratto con un'espressione di una fissità quasi allucinata, fino alla Marilù di Claudia Pandolfi, forse eccessivamente sopra le righe. Più convincenti il Pepe di Pierfrancesco Favino (con accento ciociaro), il Bauer di Giuseppe Battiston (il più caricaturale ed esilarante) e, soprattutto, l'on. Stella di Giorgio Tirabassi, delineato con maggiore precisione in termini caratteriali. Poco chiaro - nella sua indeterminatezza - l'epilogo. 
Pier

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