13 novembre 2020

FILM al cinema - "Lacci" di Daniele Luchetti


Nonostante alcune interessanti soluzioni di sceneggiatura (basata su salti narrativi piuttosto inconsueti per la tipologia di film), l'indubbia professionalità registica e le pregevoli interpretazioni degli attori, Lacci potrebbe essere utilizzato come esempio paradigmatico di quel cinema che, dal punto di vista esistenziale, preferisce indugiare nel malessere in modo apparentemente fine a se stesso e un po' compiaciuto piuttosto che offrire una prospettiva costruttiva che possa tradursi nella vita quotidiana. 

Nulla di nuovo tra l'altro (e questo aggiunge fin dall'inizio l'impressione del manierismo): ce ne sono di film analoghi, che scavano nel vissuto sofferto dei rapporti familiari... In questo c'è una tale insistenza sull'aspetto disturbante - nel dipingere personaggi sgradevoli o nel rappresentare la sofferenza interiore - che si fa veramente fatica via via che si dipana il racconto a causa di una pesantezza di impostazione non ripagata neanche da un risultato espressivo che possa risultare lirico o catartico.

Da confrontare con PadreNostro di Claudio Noce (uscito nelle sale nello stesso periodo), che rielabora un vissuto sofferto con ben altro risultato sia estetico che esistenziale.

Pier

1 commento:

  1. Il libro, invece, è notevole e si presterebbe ad una realise cinematografica di qualità.
    Certo, la tematica affrontata è drammatica ma, a mio avviso, anche realistica perché aderente ad un diffuso tessuto di vita familiare e di coppia.
    Sta a ciascuno di noi, infatti, nonostante il proprio vissuto personale , realizzare un modello di vita (personale,familiare e di coppia) ben distante da quello sviluppato nel libro.
    In questo senso, quindi, molto il libro ci insegna e, in questi termini, ritengo la sua lettura - e forse anche la visione del film - di interesse e supporto nel quotidiano sperimentarci nella vita affettiva.

    RispondiElimina