6 novembre 2020

FILM - Raskolnikoviana ("Il branco" di Marco Risi - Italia 1994)


Ci sono film belli, film meno belli e film brutti. Film che lasciano qualcosa e altri che si dimenticano subito. Pochi tuttavia fanno male quanto la visione de Il branco di Marco Risi (Italia 1994). Le ferite che lascia questo film non sono equiparabili a quelle della visione di nessun altro, altrettanto o anche più crudo, brutale o spietato. Probabilmente la forza di quest'opera sta nella sceneggiatura, realizzata, oltre che dallo stesso regista, anche con la partecipazione dallo scrittore Andrea Carraro, a partire dal suo romanzo. La narrazione si basa su una storia vera ma indipendentemente da ciò ciò che è vero colpisce la meschina bassezza dei personaggi che in esso agiscono.

L’introspezione psicologica di un personaggio forse identificabile come il protagonista, Raniero, detto Er Carubba, ben interpretato da Giampiero Lisarelli, è notevole, soprattutto per la sua meschina debolezza. I personaggi non sono cattivi o crudeli, sono bestie di un branco che singolarmente hanno debolezze e fragilità ma nel gruppo diventano spietati e senz'anima. La legge del branco li spinge ad agire e li guida verso quella disumanità che solo l’uomo collettivo acquista quando sospende la morale individuale per l’istinto del gruppo, del branco appunto.

Hannah Arendt sosteneva che il male non fosse mai radicale ma solo estremo e che esso non possegga una sua profondità e pur ricoprendo il mondo intero come un fungo parassita su tutta la sua superficie, esso non possa mai essere definito profondo, come invece solo il pensiero con la sua razionalità lo è. Ed è proprio in ciò che consiste la banalità del male, nel fatto che la stragrande maggioranza delle persone non sappiano scegliere di propria spontanea volontà cosa sia giusto o sbagliato ma sospendendo la propria morale, pur di farsi accettare dal branco, operano per un male decisamente banale. 

Danilo Giorgi

Nessun commento:

Posta un commento