Roma, 16 ottobre 1943.
Per gli ebrei della Capitale semplicemente il 16 ottobre.
La data della deportazione degli ebrei del ghetto.
La data della violenza e della mostruosità di cui è ancora capace l'uomo.
Il documentario del regista Ruggero Gabbai si snoda attraverso il racconto dei sopravvissuti e le immagini dei luoghi di quella vergogna; luoghi che noi romani amiamo osservare con l'animo leggero di chi ammira la bellezza di posti unici al mondo e che, nel contempo, fanno da sentinella al ricordo di una parte importante della nostra storia recente.
La firma dell'opera da parte dei due storici, Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto, assicura la precisione della ricostruzione dei fatti, dall'occupazione di Roma del 26 settembre 1943 alla deportazione di quell'odioso 16 ottobre.
Il racconto dei protagonisti è immediato e fluido, mantiene una delicatezza espressiva pur nella crudezza dei fatti, fino a diventare molto commovente - ma non retorico - in alcuni momenti come quello in cui un protagonista confessa il tormento costante del suo sonno notturno.
Molti i romani che seppero accogliere ed aiutare fattivamente, con un coraggio chissà quanto consapevole, coloro che fuggivano.
Come l'autista di un tram che, alla richiesta di un bambino sfuggito miracolosamente alla retata: "Sono ebreo, sto scappando", rispose, facendolo salire, con l'offerta rassicurante di un pezzo di ciriola.
Un'ora circa di storia sempre viva anche nei ricordi e nelle azioni di chi oggi intende ancora dare un senso compiuto e concreto ai termini abusati di libertà e democrazia.
In questo contesto, quindi, un documentario che aiuta a vivere perché ci ricorda chi siamo, da dove veniamo e cosa possiamo ancora essere o diventare.
AleLisa
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