20 luglio 2012

FILM AL CINEMA - "Io sono Li" di Andrea Segre

Andrea Segre ci introduce in una delle tante tristi storie di immigrazione nel nostro Paese - drammaticamente attuali - e lo fa traducendo con delicata intensità i sentimenti vissuti ed espressi dalla protagonista femminile. Già altri autorevoli registi (da Gianni Amelio con "Lamerica" a Giorgio Diritti con "Il vento fa il suo giro") hanno curato con dovizia ed accuratezza, sebbene affrontando situazioni di vita diverse con differenti prospettive, la vexata quaestio dell'immigrazione.
Li è una giovane donna cinese venuta in Italia come tanti extracomunitari a cercare fortuna; un giorno, forse, arriverà anche il figlio di otto anni lasciato in Cina alle cure del vecchio padre. La vicenda è narrata in modo semplice, utilizzando un linguaggio asciutto e poetico, in grado di mantenere in armonioso equilibrio emotività e realtà. Un film intimo, quindi, nel quale la lentezza mai tediosa del racconto è funzionale al disegno ed alla psicologia dei personaggi, ciascuno ben calato nel proprio ruolo tanto da contribuire a mantenere questo leggero equilibrio. Notevole il ritratto del gruppo di anziani pescatori, che lascia trasparire la complicità e l’amicizia di cui renderanno partecipe anche Li. Anche i momenti di forte tensione non scalfiscono questa base ma danno atto di quel bieco provincialismo diffuso in ogni dove che porta spesso a respingere lo straniero ed il diverso. 
La realtà dura e faticosa rivela però anche sorprese piacevoli alla risoluta protagonista. L'incontro con l'anziano Bepi - il quale le dimostra affetto e riguardo sincero, onesto e pulito - le regala momenti di dolce serenità. E il vecchio uomo, un tempo pure lui venuto da un'altra terra, riesce a sua volta ad affievolire la sua antica solitudine. Chioggia ed i suoi dintorni completano, grazie alla preziosa fotografia di Luca Bigazzi, la descrizione del contesto nel quale i personaggi si muovono ed i fatti si svolgono. 
Le emozioni che il film genera nello spettatore sembrerebbero, di primo acchito, non aiutarci a vivere. Ma la sensazione complessiva che si percepisce immediatamente dopo è di ampio respiro. Non usciamo infatti dalla sala appesantiti ma sazi del pathos caldo ed avvolgente che la storia, seppure triste, riesce a regalarci. Scopriamo (o riscopriamo) poi che ci si può aprire alla vita e alle sue infinite possibilità anche nelle situazioni più ardue.
AleLisa

2 commenti:

  1. Ho apprezzato questo film nella delicatezza con la quale si accosta ai sentimenti e nella poesia visiva che ricerca nel paesaggio di Chioggia...ma la vicenda narrata mi ha lasciato nel complesso un senso di desolazione e quindi non direi che mi abbia propriamente aiutato a vivere...

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  2. Mi è piaciuto questo film, nello stesso tempo poetico e reale. Una storia come tante, di immigrati, dove il regista dipinge molto abilmente la loro vita semplice e dura senza cadere nel patetico o nella ricerca della lacrimuccia facile. Il film mi ha lasciato una buona dose di ottimismo e fiducia nell'uomo che magari non è un perfetto altruista ma neanche completamente egoista (la vita vera insomma).

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