2 settembre 2014

FILM AL CINEMA - "La ragazza del dipinto" ("Belle") di Amma Asante

Il tema forte e importante c'è, la confezione anche, nonché un cast di attori notevoli: ma quando un'opera si appiattisce troppo sulle convenzioni del genere di riferimento (in tal caso quello del film hollywoodiano in costume) non è in grado di suscitare quella meraviglia nello spettatore che costituisce il quid in più rispetto all'impressione del compito correttamente eseguito, che è quella che purtroppo lascia questo "Belle" della Asante al termine della visione.
La responsabilità è dello script, che, nel disegno dei personaggi, non spicca certo per originalità, non osa scavare troppo nelle psicologie e si affida ad una rappresentazione semplificata che punta all'effetto immediato, con un risultato a tratti retorico quando non caricaturale. Ad essere meglio tratteggiati sono proprio la protagonista e la sua famiglia, grazie anche alle ottime performance di Tom Wilkinson ed Emma Watson (che conferiscono non poco spessore al film col loro carisma, rendendo le sequenze in cui sono in scena molto più coinvolgenti rispetto al resto); se la cava bene anche Gugu Mbata Raw con la sua Belle. Già più convenzionale appare il personaggio della sorella di quest'ultima, mentre la zia di entrambe appare tutta giocata sul contro-cliché (fatte salve le interpretazioni rispettivamente di Sarah Gordon e Penelope Wilton). Ma la banalità maggiore la sceneggiatura la raggiunge nella rappresentazione della famiglia Ashford, con madre (la brava Miranda Richardson) e figli (il maggiore dei due interpretato da un Tom Felton che sembra appesantito dall'eredità del suo personaggio della saga di Harry Potter) che si sollevano poco al di sopra della macchietta, mentre John Davinier è un puro tutto d'un pezzo - ma anche a tratti arrogante - un po' troppo caricato per suscitare l'impressione della verosimiglianza (ed in questo senso non giova neppure la recitazione enfatica e priva di sfumature di Sam Reid).
Ecco perché, pur non negando una certa riuscita espressiva (soprattutto funzionale alla tesi dell'opera, indubbiamente meritevole nel suo intento etico e didattico-divulgativo), "Belle" a tratti può apparire un po' lento e noioso, nonostante la sua durata non eccessiva. Si ha l'impressione di assistere a molto di già visto e questo rischia di raffreddare l'emozione.
Pier

Nessun commento:

Posta un commento