28 aprile 2016

FILM al cinema - "Le confessioni" di Roberto Andò

Dopo il riuscitissimo Viva la libertà, Roberto Andò alza il tiro e si cimenta con un thriller politico-metafisico astratto e glaciale, adottando uno sguardo che ha come misura quella della distanziazione e come traiettoria quella della geometrica compostezza. Atmosfera rarefatta, plumbea e sottilmente sinistra; personaggi accennati ma senza troppi margini di definizione (almeno per buona parte del film); pochi dialoghi che lasciano spesso la sensazione dell’incompiutezza, con frasi che iniziano sembrando ad effetto e si concludono nella maniera opposta; attori che recitano in modo straniato e straniante, seppur con toni per lo più misurati quando non sommessi (Servillo); tempi dilatati, sospensioni narrative ed una certa quantità di scene simbolico-allusive.
Andò si riallaccia, con un approccio consapevolmente manierista, ad un certo immaginario cinematografico della tradizione italiana, che va da Fellini a Petri. Non gli mancano né lo spessore né la capacità di rielaborazione stilistica: eppure il risultato non convince appieno. Il film sembra risentire di un eccesso di ambizione, le simbologie appaiono un tantino abusate ed il messaggio sugli equilibri politico-economici internazionali tanto astratto e generico da rischiare di scivolare - almeno per lo spettatore contemporaneo più smaliziato - nell’ovvietà. Questo non significa che Le confessioni non contenga spunti interessanti e che non si faccia notare per la sua resa espressiva. Semplicemente ci si aspettava qualcosa di più.
Pier

Nessun commento:

Posta un commento