Inizia come un film alla maniera del Woody Allen drammatico-corale sull'alta borghesia intellettuale americana (l'intera sequenza d'apertura, che ha la funzione narrativa di presentare i personaggi principali), poi prosegue sul terreno non facile di un tema estremamente contemporaneo, procede come una sorta di thriller esistenziale e conclude non svelando come sono andate esattamente le cose e lasciando quindi lo spettatore nel dubbio, ad arrovellarsi sulle possibili ipotesi.
Lo stile è tanto raffinato (come nei movimenti di macchina morbidi ed avvolgenti) quanto freddo e distanziante, il decor impeccabile, la musica a tratti disturbante, la progressione narrativa secca ed incalzante, gli attori notevoli (con una Julia Roberts utilizzata quasi controparte: è pur sempre una donna bella ed elegante ma con un'espressione sofferta accentuata dalla pettinatura e dalla ricrescita bianca tra il biondo dei capelli): il risultato è uno di quei film in grado di porre lo spettatore in uno stato di attenzione che si potrebbe definire "contemplativa"- in quanto lo mette in contatto con la sofferenza dei personaggi senza diversivi spettacolari o di intrattenimento - ma che, proprio per il suo non sciogliere i dubbi sull'accaduto dopo averli sollevati, con tutto il portato di interrogativi etici, non convince fino in fondo dal punto di vista esistenziale.
Pier
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