10 ottobre 2025

FILM AL CINEMA - Una battaglia dopo l'altra (One Battle After Another) di Paul Thomas Anderson (USA 2025)

 

(contiene spoiler)

Inaspettatamente (considerando la sua filmografia più recente) Paul Thomas Anderson - che scrive, dirige e co-fotografa il film ispirandosi al romanzo Vineland di Thomas Pynchon - mette in scena con notevole maestria un'epica postmoderna cripto-nichilista seppur riscattata dall'apertura finale.

Operazione dichiaratamente manierista, che si richiama a tanto altro cinema (da Sergio Leone a David Lynch, dai fratelli Coen a Quentin Tarantino), Una battaglia dopo l'altra (il titolo, seppur fedele a quanto poi si rivela, non è particolarmente accattivante) riesce a trovare una sintesi espressiva originale e particolarmente intensa, in grado di coinvolgere emotivamente lo spettatore per quasi tre ore con un ritmo martellante che non concede quasi nessuna pausa. Merito di una sceneggiatura controllatissima sia nel disegno dei personaggi che nella combinazione narrativa di tempi e luoghi, di una regia di rara efficacia sia nelle sequenze d'azione che nel soffermarsi sull'emotività dei protagonisti, di una colonna sonora musicale (di Jonny Greenwood dei Radiohead) pressoché onnipresente a contrappuntare in modo concitato e a volte dissonante l'apparato visivo, delle incisive performance attoriali che restituiscono figure memorabili (dal "cialtronesco" Bob Ferguson di Di Caprio - che adopera la sua consueta mobilità espressiva - all'inquietante colonnello Lockjaw di Penn, estremamente calibrato nelle sfumature mimiche e posturali, passando per il rassicurante Sensei di del Toro e per la esasperatamente aggressiva Perfidia della Taylor).

Epica perché la dimensione solenne del contesto è presente e sottolineata da tutti gli artifici della messa in scena, che alterna il titanismo di alcuni momenti con il controcanto ironico quando non esplicitamente grottesco di altri. A tratti i personaggi assumono quasi una statura iconica ma contemporaneamente dialoghi e/o situazioni ne rivoltano in burla la credibilità: si sollecita quindi un certo tipo di adesione emotiva dello spettatore per poi metterla subito in discussione con il risultato di distanziarlo criticamente dalla materia narrata. E qui il postmoderno...ma non solo in questo. Il conflitto rappresentato è sì tra due diverse visioni della vita ma contrassegnate entrambe da un sottofondo nichilista, aspetto che viene esplicitato dalla reciproca attrazione tra i due antagonisti principali dell'incipit, Perfidia e il colonnello Lockjaw, entrambi connotati da una pulsione distruttiva che si esplicita in due diverse ideologie, che, seppur in lotta tra loro, sono solo il rivestimento formale della sofferenza che le sottende. Da questa attrazione consumata nasce Willa, dotata di una forte carica pulsionale che però ha trovato il suo bilanciamento nel più morbido approccio di colui che, pur non essendo il suo padre biologico, la cresce: Bob Ferguson, che viene definito nel film inadeguato alla sua compagna Perfidia, rivoluzionaria da generazioni. Proprio questa "inadeguatezza" gli farà preferire l'amore per la figlia alla spericolata vita da combattente e, questo imprinting probabilmente consentirà a Willa di trovare una strada, prefigurata nell'epilogo, che le consente di vivere la tensione etico-sociale con un equilibrio sconosciuto ai suoi predecessori.

Pier

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