23 novembre 2025

FILM in home video - "Frankenstein" di Guillermo del Toro (USA 2025)

(contiene spoiler)

Guillermo Del Toro aveva espresso da tempo il desiderio di dirigere un adattamento cinematografico dell’omonima opera di Mary Shelley ed ecco il suo Frankenstein, uscito a ottobre 2025 sulla piattaforma Netflix e in poche sale selezionate. 

Fedele al romanzo, che ha una struttura narrativa epistolare, la scelta di suddividere il film in capitoli, mentre la cura riservata alla scenografia e ai costumi riesce a trasmettere l’atmosfera gotica tratteggiata dalla scrittrice britannica. Notevole la performance di Jacob Elordi (nel ruolo della creatura), capace di cogliere appieno la drammaticità del personaggio. 

Il film vuole indurre lo spettatore ad empatizzare con i reietti e mette in discussione le convenzioni sociali, riprendendo appieno il messaggio originale della Shelley.  Ma, rispetto all’opera letteraria, Del Toro sceglie un finale diverso per il suo Frankenstein, che presenta un messaggio importante di speranza. Infatti, se nel libro la creatura esausta rimane sola nelle vaste lande ghiacciate del Polo Nord e alla fine si toglie la vita, nel film il protagonista, in un incontro alquanto emozionante con il suo creatore (interpretato da un ottimo Oscar Isaac, che riesce a rendere perfettamente un personaggio che possiede la grazia di un’intelligenza definibile come divina ma che deve confrontarsi con le passioni più dionisiache dell’essere umano), decide di perdonarlo per avergli dato una vita che suona come una condanna, eternamente caratterizzata dalla solitudine e dal rifiuto del mondo per la sua mostruosa apparenza. Victor Frankenstein in punto di morte riconosce nella creatura il proprio figlio e tenta con questo gesto di redimersi per tutti gli errori compiuti nel passato. La creatura quindi, davanti al sole, alza le braccia come il suo creatore/padre gli insegnò il giorno della sua creazione/nascita, esprimendo la sua disponibilità ad abbandonare tutta la rabbia che provava e ad abbracciare una vita diversa. Importante in questo senso è l’ultimo augurio che Victor Frankenstein fa al figlio: vivere. 

Del Toro descrive sì un mondo crudele e cupo che respinge ai suoi margini il diverso ma riesce a dipingere una speranza. Interessante è il personaggio del capitano Anderson, che, nonostante il suo ruolo di spettatore passivo rispetto agli eventi narrati (analogo a quello di chi sta guardando il film), compie un percorso catartico simile. 

Il messaggio che veicola il film relativamente alle vicende narrate è quindi che vale comunque la pena di vivere.

Giulio Monti


2 commenti:

  1. Daniele Ciavatti30/11/25

    Caro Giulio,

    complimenti per la tua interessante recensione! Non ho ancora visto il film ma cercherò al più presto di porre rimedio a questa mia mancanza, soprattutto dopo il tuo entusiasta resoconto sul finale.

    Per quanto riguarda il regista, Guillermo Del Toro, sfondi una porta aperta! È infatti uno dei miei registi preferiti, in particolare il suo poetico "Il labirinto del fauno" (2006) mi è rimasto davvero nel cuore per la sua magia e la sua drammaticità.

    Ciao e a presto!

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  2. Ciao Giulio, la tua recensione mi ha incuriosito sul film. E' interessante notare come siano usciti in Italia quasi contemporaneamente "Frankenstein" di Del Toro e "Dracula" di Besson, ispirati a due opere letterarie (rispettivamente di Mary Shelley e Bram Stoker) già trasposte cinematograficamente numerose volte. Sarebbe interessante un approfondimento sulla valenza archetipica per lo spettatore contemporaneo delle due narrazioni citate, evidenziando magari le differenze tra le versioni filmiche più celebri.

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