24 ottobre 2014

CONFRONTI - Coppie in età matura: "Le weekend" di Roger Michell VS "Enough said" di Nicole Holofcener

Artisti, se dovete metterci di fronte alle nostre nevrosi, perché non cogliere l'occasione per indicarci un percorso costruttivo per superarle o per concederci uno spazio dove osservarle con maggiore consapevolezza e accettazione di sé (che non ha nulla a che vedere con l'autoindulgenza)? Insomma, per aiutarci a vivere meglio e non per elevare a sistema le nostre inquietudini? A cosa serve quest'ultima modalità, se non a togliere la speranza che ci sia un'alternativa percorribile? 
"Le weekend" ovvero la vicenda di una coppia avanti negli anni (Jim Broadbent e Lindsay Duncan) che per tutto il tempo non fa che darsele verbalmente di santa ragione, punzecchiarsi in continuazione, rinfacciarsi a ogni piè sospinto le reciproche frustrazioni, con un gusto neppur troppo implicitamente sadomasochistico. Cosa se ne può trarne? Come se non bastassero loro due ad ostentare un'immaturità tanto esplicita quanto disarmante, verso la metà del film arriva anche il terzo sciroccato (Jeff Goldblum), ex amico di lui, totalmente alienato e in costante modalità ipomaniacale. Il problema è uno solo: il compiacimento nella rappresentazione del malessere e della confusione. Piena identificazione della messinscena con i personaggi, a partire da una regia sciolta, briosa, frizzantina, a volte quasi sopra le righe, che sembra voler esplicitare stilisticamente lo stato mentale dei protagonisti attraverso una modalità trendy: il risultato è claustrofobico, soprattutto per chi aspira a qualcosa di più rispetto al puro e semplice ripiegamento su se stessi.
Su temi analoghi tutt'altro risultato lo raggiunge "Non dico altro" ("Enough said") di Nicole Holofcener, che tratteggia l'innamoramento tra un uomo e una donna di mezza età (James Gandolfini e Julia Louis-Dreyfus), evidenziando i limiti, le insicurezze, le paure di ognuno dei due con una sensibilità ed una delicatezza tali da farceli sentire vicini. Che ci si rispecchi o meno nelle loro difficoltà li si osserva comunque con empatia, li si comprende, anche nei loro errori. Lo sguardo del film in questo caso è al contempo più distaccato e più partecipe rispetto a quello proposto da "Le weekend": la Holofcener (anche sceneggiatrice) sta meno addosso ai suoi personaggi, cerca di osservarli senza caricarli delle proprie implicazioni emotive e, proprio da questa ricerca di obiettività, dal tentativo di testimonianza il più possibile imparziale, scaturisce quell'amore per le sue creature in grado di trasmettere una risonanza nello spettatore, che magari può anche trarne uno spunto in relazione a se stesso. Un approccio filmico amorevole ma non assolutorio può lasciarci un esempio da interiorizzare? Forse è pretendere troppo ma indubbiamente qualcosa di costruttivo resta al termine della visione, anche grazie alla leggerezza del tono ed allo stile che ha l'immediatezza della semplicità.
Pier

Nessun commento:

Posta un commento