14 ottobre 2014

FILM AL CINEMA - "La buca" di Daniele Ciprì

L'approccio di Ciprì (anche sceneggiatore assieme a Alessandra Acciai, Massimo Gaudioso e Miriam Rizzo) è assai ricercato nel delineare un'atmosfera sospesa nel tempo, dai tratti inconfondibilmente retrò, grazie ad una minuziosa cura dell'ambientazione (come nel bar di Carmen, molto somigliante a certi bistrot di qualche strada secondaria di Parigi) ed all'assenza di segni della contemporaneità quali cellulari o computer. Concorrono a definire il quadro la fotografia dai toni opachi, alcuni personaggi dai tratti macchiettistici, la narrazione a base di situazioni paradossali e intervallata da siparietti dal sapore surreale, che non rifiutano la contaminazione con altri linguaggi (come il cartoon). Anche lo stile di regia non manca di sottolineare il registro adottato, incline alla deformazione grottesca.
Non tutto si risolve però in una scelta meramente stilistica: il cuore pulsante del film sono i protagonisti e, soprattutto, la relazione che si instaura tra loro. Nonostante il pessimismo esplicito nella messa in scena dei rapporti umani e del contesto sociale, "La buca" si chiude - seppur con i consueti toni caricaturali - con l'emergere della solidarietà e di una forma di affetto fraterno tra Oscar e Armando, pur tanto distanti e dissimili tra loro. Sergio Castellitto interpreta il primo con una recitazione straniata e sopra le righe, mentre Rocco Papaleo, nei panni del secondo, da il contributo maggiore alla riuscita espressiva dell'opera, attraverso un'interpretazione più sobria ma al contempo estremamente partecipata, densa di umanità. Un'ottimo esempio di cinema che, tanto nelle premesse quanto nei risultati, può ricordare, in termini esistenziali, l'impressione lasciata da "La sedia della felicità" di Carlo Mazzacurati.
Pier

Nessun commento:

Posta un commento