La condivisione del film "Being There" ("Oltre il giardino") di Hal Hasby (USA, 1979) e delle letture di seguito riportate hanno portato allo sviluppo dei contributi espressi nello spazio dedicato ai commenti.
A
prima vista sembrerebbe non esserci niente di più ovvio della convinzione che
esista una realtà oggettiva. Ma di questo si tratta: di una convinzione. […]
In
totale contrasto con l’oggettivismo esiste un’altra idea della realtà (e, di
nuovo, non di altro si tratta, se non di un’idea), secondo cui essa non viene
scoperta ma inventata, costruita. […]
I primi riferimenti al costruttivismo si trovano nei filosofi presocratici. […]
Nel
suo saggio Spirito e natura
Schrödinger afferma:
«La
visione del mondo di ciascuno è e rimane sempre un costrutto della sua mente e
non si può dimostrare che abbia nessun altra esistenza».
Dal
punto di vista costruttivista, allora, il mondo viene creato da colui che crede di osservarlo. Ma non si tratta semplicemente di una versione
riciclata del vecchio nichilismo? Come si può negare che ci sia un mondo, là
fuori, alle cui condizioni e regole ogni essere vivente si deve adattare per
sopravvivere? A questa domanda posta dal senso comune il costruttivismo
radicale fornisce una risposta ancora più bizzarra: della realtà “vera” - se
esiste - possiamo soltanto sapere cosa non è. […]
La
conclusione? Non c’è alcuna illusione
perché c’è solo illusione.
(Tratto
da: Paul Watzlawick, L’illusione
dell’illusione, in Guardarsi dentro
rende ciechi, Ponte alle Grazie, Milano 2007)
***
Il
maestro di Zen Hakuin era decantato dai vicini per la purezza della sua vita.
Accanto a lui abitava una bella ragazza giapponese, i cui genitori avevano un
negozio di alimentari. Un giorno, come un fulmine a ciel sereno, i genitori
scoprirono che era incinta. La cosa mandò i genitori su tutte le furie. La
ragazza non voleva confessare chi fosse l'uomo, ma quando non ne poté più di
tutte quelle insistenze, finì col dire che era stato Hakuin. I genitori
furibondi andarono dal maestro. "Ah sì?" disse lui come tutta
risposta. Quando il bambino nacque, lo portarono da Hakuin. Ormai lui aveva
perso la reputazione, cosa che lo lasciava indifferente, ma si occupò del
bambino con grande sollecitudine. Si procurava dai vicini il latte e tutto
quello che occorreva al piccolo. Dopo un anno la ragazza madre non resistette
più. Disse ai genitori la verità: il vero padre del bambino era un giovanotto
che lavorava al mercato del pesce. La madre e il padre della ragazza andarono
subito da Hakuin a chiedergli perdono, a fargli tutte le loro scuse e a
riprendersi il bambino. Hakuin non fece obiezioni. Nel cedere il bambino, tutto
quello che disse fu: "Ah sì?".
(Tratto
da: 101 Storie Zen a cura di Nyogen
Senzaki e Paul Reps, Adelphi Edizioni, Milano 1973)
***
È
stato detto: «Il distacco, il silenzio, il vuoto e il non-agire costituiscono
l'equilibrio dell'universo e la sostanza della virtù».
È
stato detto: «Il Santo tiene in pace il suo animo. La pace gli assicura
l'equilibrio e la disinvoltura che gli consentono l'indifferenza, allontanano
da lui le preoccupazioni, le pene e le influenze nefaste. Conserva l'integrità
della propria virtù e del proprio spirito».
È
stato detto: «Il Santo vive secondo l'azione del cielo [...]. Non si crea né
felicità né infelicità. Non fa che rispondere a uno stimolo e non si muove se
non quando è spinto. [...] Rifiutando l'intelligenza e l'intenzionalità, si
conforma alla ragione naturale. [...] Vive come se galleggiasse; [...] non
pensa né riflette; non fa progetti; illumina senza abbagliare; [...]il suo
spirito è puro, la sua anima instancabile. Grazie al proprio vuoto e alla
propria serenità, giunge alla virtù del cielo». [...]
Restare
se stessi senza mai modificarsi conduce alla calma suprema. Non opporsi a
nessuno, ecco il vuoto supremo; [...] non resistere a nulla, ecco la purezza
suprema. [...]
È
stato detto: «Rimanere puro, senza mischiarsi, essere calmo e uno senza
modificarsi, disinteressarsi delle cose e non agire, regolare la propria
attività sul movimento del cielo, è questa l'arte di nutrire lo spirito».
(Tratto
da Zhuang-zi [Chuang-tzu], a cura di
Liou Kia-hway, Adelphi Edizioni, Milano 1982)
***
La
radice di tutti i fenomeni è la pura e totale coscienza, la sorgente. Tutto ciò
che appare è la mia natura. Tutto ciò che si manifesta è una mia magia. Tutti i
suoni e le parole esprimono solo il mio significato. Le dimensioni pure, le
saggezze e le qualità dei buddha, i corpi e le predisposizioni karmiche degli
esseri, tutto quanto esiste nell’universo animato e inanimato, sin dall’origine
è la natura della pura e totale coscienza.
(Tratto
da: Il
tantra del Re che tutto crea (Kun byed rgyal po, XXV, 7) in N. Norbu e A.
Clemente, La suprema sorgente,
Astrolabio, Roma 1997)
***
[…]
La filosofia antica propone all’uomo un’arte della vita, mentre al contrario la
filosofia moderna si presenta anzitutto come la costruzione di un linguaggio
tecnico riservato a specialisti.
Si
è liberi di definire la filosofia come si vuole, di scegliere la filosofia che
si vuole, d’inventare - se si riesce - la filosofia che si ritiene valida. Ma
se si resta fedeli alla tradizione antica, come lo erano ancora Descartes o Spinoza,
per cui la filosofia era “l’esercizio della sapienza”, se si pensa che sia
essenziale agli uomini cercare di pervenire alla condizione di saggi e di
sapienti, si troveranno nelle tradizioni antiche, nelle diverse scuole
filosofiche - socratismo, platonismo, aristotelismo, epicureismo, stoicismo,
cinismo, scetticismo - dei “modelli” di vita, forme fondamentali, secondo cui
la ragione può essere applicata all’esistenza umana, si troveranno tipi di
ricerca della saggezza e della sapienza. E’ precisamente la pluralità delle
scuole antiche ad essere preziosa. Ci permette di confrontare le conseguenze
delle differenze dei vari atteggiamenti fondamentali possibili alla ragione,
offre un terreno di sperimentazione privilegiato. Evidentemente ciò presuppone che
si riducano tali filosofie al loro spirito, alla loro essenza, sfrondandole dei
loro elementi caduchi, cosmologici o mitici, e che ne si enucleino le tesi
fondamentali che consideravano esse stesse essenziali. D’altronde non si tratta
di scegliere l’una o l’altra di queste tradizioni, ad esclusione delle altre.
[…]
Nell’antichità
la filosofia è un esercizio di ogni istante; invita a concentrarsi su ogni
istante della vita, a prendere coscienza del valore infinito di ogni momento
presente, se lo si colloca nella prospettiva del cosmo. Poiché l’esercizio
della saggezza e della sapienza comporta una dimensione cosmica. Laddove l’uomo
comune ha perduto il contatto col mondo, non vede il mondo in quanto mondo ma
tratta il mondo come un mezzo per soddisfare i propri desideri, il saggio non
cessa di avere costantemente presente il tutto. Pensa e agisce in una
prospettiva universale. Ha il sentimento di appartenere a un tutto che eccede i
limiti dell’individualità. Nell’antichità questa coscienza cosmica si situava
in una prospettiva diversa da quella della conoscenza scientifica dell’universo
che poteva essere per esempio la scienza dei fenomeni astronomici.
(Tratto
da: Pierre Hadot, La filosofia come
maniera di vivere, in Esercizi
spirituali e filosofia antica, Einaudi, Torino 2005)
***
22
Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo
sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23 Congedata la folla,
salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù,
da solo. 24 La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata
dalle onde: il vento infatti era contrario. 25 Sul finire della notte egli andò
verso di loro camminando sul mare. 26 Vedendolo camminare sul mare, i discepoli
furono sconvolti e dissero: "È un fantasma!" e gridarono dalla paura.
27 Ma subito Gesù parlò loro dicendo: "Coraggio, sono io, non abbiate
paura!". 28 Pietro allora gli rispose: "Signore, se sei tu, comandami
di venire verso di te sulle acque". 29 Ed egli disse: "Vieni!".
Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30
Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare,
gridò: "Signore, salvami!". 31 E subito Gesù tese la
mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di
poca fede, perché hai dubitato?". 32 Appena saliti sulla barca, il vento
cessò. 33 Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo:
"Davvero tu sei Figlio di Dio!".
(Matteo
14:22-36)
Riflessioni sul film "Being There":COSTRUTTIVISMO RADICALE di Pietro Andrenacci
RispondiEliminaE’ un approccio che esclude la mente ,il sentimento la personalità e tutto quello che contraddistingue il genere umano.
Tutto questo per me è inquietante:”un approccio scientifico che riduce l’UOMO cosa tra le cose”.Distruzione della persona ridotta a merce di scambio a mera figura di consumo-merce. Teorie pericolose che danno forza al totalitarismo-consumistico ( capitalismo post-moderno neoliberale) gabbia d’acciaio in cui ci troviamo dalla quale bisogna fuggire per vedere un futuro diverso e non essere ridotti come: Chance Giardiniere
20 ottobre 2014
COSTRUTTIVISMO.
Funzione e relazione.
Il concetto di relazione può essere rappresentato da quello matematico di funzione.
Una funzione matematica viene definita come una relazione tra variabili:
la sostanza delle nostre percezioni non è costituita da cose, ma da relazioni con
le cose (funzioni), e quindi la consapevolezza che l’uomo ha di se stesso è sostanzialmente
una consapevolezza delle funzioni, delle relazioni in cui si trova
implicato. Le relazioni sono quindi costruzioni reificate (Ashby), ed in questo si
manifesta il costruttivismo di Watzlawick.
Ashby, William Ross
neurologo e psichiatra inglese (Londra 1903-1972). Studiò l'attività del sistema nervoso centrale, spiegandola mediante un modello cibernetico. È autore di Project for a Brain (1952; Progetto per un cervello) e Introduction to the Cybernetics (1956; Introduzione alla cibernetica); in quest'ultima opera pone le basi per l'elaborazione di un meccanismo il cui funzionamento sia analogo a quello del cervello umano. È considerato uno dei fondatori della cibernetica.
COSTRUTTIVISMO IN MATEMATICA Indirizzo epistemologico che accetta in matematica solo definizioni e dimostrazioni costruttive, cioè tali da mostrare effettivamente l’ente matematico da definire o di cui si vuole provare l’esistenza. Un c. meno spinto (accettato da molti logici e matematici) si ricollega ai concetti di computabilità, decisione ecc., ed è alla base della teoria della ricorsività.
L’interazione umana come sistema.(ricorsività Watzlawick.)
Retroazione. La retroazione è il fenomeno che lega insieme le parti e permette
l’emergenza del sistema. Come abbiamo detto, l’avvento della teoria della
comunicazione ha concentrato l’attenzione sullo scambio di informazioni, e quello
della cibernetica sul meccanismo di retroazione. In questo contesto teorico
abbiamo inoltre la possibilità di adottare uno schema causale circolare, adatto
a rappresentare le interazioni in un sistema aperto.
Si è invece definito costruttivismo radicale un orientamento epistemologico sviluppatosi a partire dalla metà degli anni Settanta del Novecento, sulla base del rifiuto del concetto di «realtà obiettiva». Teorizzato in particolare da E. von Glasersfeld, H. von Foerster e P. Watzlawick, si riallaccia all’operazionismo di W.P. Bridgman, alle ricerche della Scuola operativa italiana (S. Ceccato, Somenzi e G. Vaccarino) e all’epistemologia genetica di J. Piaget; esso critica l’impiego di modelli esplicativi di tipo ‘lineare’, in quanto fondati su nozioni implicitamente dualistiche (per es., vero/falso; causa/effetto, principio/fine, input/output), e propugna l’uso di nozioni ‘circolari’ (per es. autoregolazione, autoreferenza, autoorganizzazione), quali quelle messe a punto nella cibernetica e in altri campi di ricerca affini (in partic. nella pragmatica della comunicazione umana).
Il costruttivismo è stato spesso considerato come una corrente del cognitivismo, pur mantenendo una sua autonomia; alcuni dei suoi assunti epistemologici di base sembrano però significativamente differenti da quelli tradizionali del cognitivismo (George Kelly, fondatore della psicologia dei costrutti personali, amava ripetere: "sfatiamo il mito che il costruttivismo sia collegato al cognitivismo
Tutto questo è costruttivismo.
(segue nel post successivo)
(segue dal post precedente)
RispondiEliminaVediamo ora Comportamentista e Cognitivista
L'approccio scatola nera è stato ripreso da Watzlawick per questo motivo:
gli autori fanno notare la paradossale autoreferenzialità di discipline come la psicologia e la psichiatria, i cui studiosi studiano la mente con la propria mente. Oltre ai limiti che ciò comporta, l'impossibilità, da un lato, di vedere "il lavoro" della mente e ciò che realmente accade in essa, e il concentrarsi, dall'altro, unicamente sulle informazioni in entrata e con i risultati di questo "lavoro", portò gli studiosi degli anni quaranta—cinquanta, ad usare il concetto di "scatola nera". Watzlawick e soci adottarono questa visione, sostenendo che anche se non si "escludono interferenze con quanto si verifica 'realmente' all'interno della scatola, le cognizioni che se ne possono trarre non sono indispensabili per studiare la funzione del dispositivo nel sistema più grande di cui fa parte", in modo tale che "non abbiamo bisogno di ricorrere ad alcuna ipotesi intrapsichica (che è fondamentalmente indimostrabile) e possiamo limitarci ad osservare i rapporti di ingresso-uscita, cioè la comunicazione
Tutto questo è un approccio che esclude la mente ,il sentimento la personalità e tutto quello che contraddistingue il genere umano (ingresso-uscita;dispositivo=automa)
Comportamentista: S-R tutto quello che stà in mezzo tra stimolo e risposta non viene studiato(mente=B.B.)
Cognitivista:S-O-R studia O mente,mediazioni cognitive(opposto al Comportamentista)
PALO ALTO E’ COSTRUTTIVISTA-COMPORTAMENTISTA
gli autori di Palo Alto considerano comunicazione e comportamento esattamente come sinonimi.
Il nuovo orientamento della psicologia cognitiva(con la quale Watzlawick ha dei riferimenti)
Non vedendo realizzata effettivamente una vera e propria rivoluzione paradigmatica, nei primi anni '80 molti psicologi finirono con lo sminuire la rilevanza teorica e metodologica del cognitivismo, arrivando fino a ritenerlo una continuazione, anche se in forma più sofisticata, del comportamentismo. Si diceva che aveva solo aggiunto dei processi intermedi tra lo stimolo e la risposta, ma il paradigma rimaneva sempre quello comportamentista. In questo contesto di riflessioni autocritiche da una parte, e di nuove acquisizioni in discipline di confine dall'altra, si sviluppò il nuovo orientamento della “Scienza Cognitiva”.
La psicologia cognitiva è oggi una scienza fortemente multidisciplinare, che si avvale dei metodi, degli apparati teorici e dei dati empirici di numerose altre discipline, tra le quali: la psicologia, la linguistica, le neuroscienze, le scienze sociali e della comunicazione, la biologia, l'intelligenza artificiale e l'informatica, la matematica, la filosofia e la fisica
Cognitivismo difficile da definire:filosofia interdisciplinare ;mentalista scarso interesse per la personalità; funzione principale la memoria;
Il cervello è visto come un computer nelle mani di un contabile;non gli interessano le emozioni sono disturbi del software.
(per riferimenti “ARTE DELLA MENTE” prof. Felice Perussa https://www.youtube.com/watch?v=aJA0ngvovSk&list=PLI4G5_zx1lKWE8zPDFhzaIzKbJ4OwwAVv )
Il nesso tra Watzlawick, il costruttivismo e il consumismo non l'ho proprio capito.
RispondiEliminaIl film non lo interpreterei con un approccio che gli attribuisce un significato "letterale", ma lo leggerei in chiave ironica. È un film provocatorio e probabilmente estremo sotto certi punti di vista, ma non si può negare che siamo spesso partecipi di un mondo in cui ognuno costruisce la propria realtà. Basti pensare al nostro Pirandello e ai suoi personaggi per comprendere che 'la realtà inventata' da noi esseri umani spesso ci rinchiude in un soggettivismo radicale che crea una frammentazione del mondo. Per cui esistono tanti mondi, quante sono le esperienze umane. Eppure può sempre capitare che questi mondi, si sovrappongano tra loro di tanto in tanto. Questo è ciò che ci permette di parlare di umanità, altrimenti saremmo solo delle monadi senza finestre incapaci di comunicare tra di loro.
Per il resto rispondo con una frase di Watzlawick che mi sembra adeguata per superare i trip mentali che molto spesso ci creiamo da soli e che alla fine ci intrappolano in dei corto-circuiti (che esistono solo nella nostra mente) da cui è impossibile uscire. Prima di vedere cos'è che non va nel mondo vediamo cosa possiamo trasformare nelle nostre vite.
Prima di tutto, sii fedele a te stesso.
“Si tratta in fondo della convinzione secondo cui c’è un unico punto di vista valido: il proprio. Si pervenga una volta a questa convinzione e ben presto si dovrà concludere che il mondo sta andando in rovina. Ed è qui che si distinguono gli esperti dai dilettanti. Questi ultimi finiscono a volte per alzare le spalle e a volte per arrangiarsi. Chi invece rimane fedele a se stesso e ai propri principi non è disposto a nessun facile compromesso; posto di fronte alla scelta tra l’essere e il dover essere, di cui già parlano le Upanishad, egli si decide incondizionatamente per il mondo come deve essere e rifiuta il mondo quale esso è.
Come un capitano, egli guida con fermezza la nave della propria vita nella notte tempestosa, una nave che anche i topi hanno abbandonato. E’ proprio un peccato che dal suo repertorio sembri mancare un’aurea massima degli antichi romani: ducunt fata volentem, nolentem trahunt – il fato conduce dolcemente chi lo segue, trascina chi gli resiste. Egli resiste, infatti, e certamente in un modo del tutto particolare.
In lui, cioè, la riluttanza diventa fine a se stessa. Nella preoccupazione di essere fedele ai propri principi, finisce per rifiutare continuamente ogni cosa, perché non rifiutare significherebbe già tradire se stesso. Il semplice fatto che il prossimo gli consigli qualcosa è quindi un motivo per rifiutare, anche nel caso in cui seguire tale consiglio sarebbe oggettivamente nel suo stesso interesse.”
Risposta a Nabla da Pietro 26/10/2014
RispondiEliminaCapitalismo-consumismo:”forza di gravità ci appesantisce,ci oscura, ci appiattisce in orizzonti sempre più di angusti e limitati distorti ed errati: labirinti illusori in cui noi tendiamo ordinariamente a perdere la nostra vita.
Watzalawick asserisce che non esiste una realtà oggettiva:è tutto un’illusione! (P.W.L’illusione dell’illusione,in Guardarsi dentro rende ciechi.) Nuovo Zaratustra viene a dirci non esiste nulla
(la realtà è uno stato mentale):”godete ora in questa vita il resto è tutto un’illusione!”.Consumate e non vi ponete toppe domande sul senso della vita.
La libertà ? Un ‘illusione! Ma il regno della libertà vuole solo il bene e la giustizia no un immenso centro commerciale dove tutto è in vendita e ognuno ha il suo prezzo. Socrate un illuso?Capitano di una nave che affonda? Esempio di eroica resistenza come tanti altri che con la loro vita hanno dato un senso alla storia umana. Martin Heidegger Nel film,al di là di tutte le interpretazioni più o meno valide,e sono molte, c’è un forte riferimento a “Essere e Tempo” cito dal libro :” L’uomo quindi si trova sempre daccapo a non essere Se stesso, ma il Si generico:pensiamo ciò che “SI” pensa,facciamo ciò che “SI”fa etc. Siamo cioè imprigionati e dispersi in un mondo di illusioni e di contraffazioni conformistiche,da cui ogni volta facciamo fatica a liberarci:”innanzi tutto “io”non “sono” io nel senso del me-stesso che mi è proprio, ma sono gli altri nella maniera del Si. E’ a partire dal Si e in quanto Si che io,innanzi tutto,sono dato a me stesso. Innanzi tutto l’Esserci (l’anima dell’uomo che Heidegger chiama Esserci) è il Si,e per lo più rimane tale. Se l' Esserci scopre autenticamente il mondo e vi si inserisce ,se apre se stesso al suo essere autentico,esso realizza sempre questa scoperta del”mondo”e questa apertura dell’Esserci sotto forma di rimozione dei velamenti e degli oscuramenti e come chiarificazione delle contraffazioni con cui l’Esserci si rende prigioniero di se stesso” (pag 166.) E questo lavoro di ricerca del Sé, di liberazione dal’alienazione egoica,costituisce il cuore di tutto il nostro cammino. Ma l’uomo per lo più rifugge da questo lavoro. Nel nostro stato ego-centrato noi preferiamo indaffararci con le cose del mondo……………. Mi sembra che questo rispecchi i personaggi e il contenuto del film più di ogni altra interpretazione.
Perfetto! Penso che sia proprio l’esempio che hai portato che Watzalawick critica in modo ironico con la frase “Guardarsi dentro rende ciechi” .
RispondiEliminaSe a parole Heidegger ci parla di autenticità, di guardarci dentro, di non essere impersonali, di Esser-ci (come presenza vera nel mondo con la nostra natura intima) , sull’altra faccia della sua natura bipolare, ha aderito al Nazismo. Il Nazismo, come tutti i totalitarismi, è un movimento che vuole spersonalizzazione, non autenticità, servilismo, uomini burattini. Ormai è appurato che la sua non era solo un adesione superficiale o di comodo, ma anche una più profonda adesione ideologica. Era perfino antisemita convinto.
http://it.wikipedia.org/wiki/Heidegger_e_il_Nazionalsocialismo
http://www.corriere.it/cultura/14_marzo_14/heidegger-antisemita-vero-nazista-7687d310-ab5b-11e3-a415-108350ae7b5e.shtml
http://www.lettera43.it/cultura/heidegger-maestro-nazista_4367549661.htm
Heidegger si è guardato dentro, è un filosofo, ma come uomo ha fallito completamente. In questo senso il suo guardarsi dentro lo ha reso cieco.
Socrate invece, oltre a guardarsi dentro, conosceva e prevedeva anche l’esito delle sue azioni e per lui era fondamentale lasciare dei semi (con il suo comportamento di vita) che potessero creare uomini buoni anche dopo la sua morte.
Questa è la differenza tra un uomo che si guarda solo dentro e, per dirlo in maniera più prosaica “se la canta e se la sona da solo”, e un uomo che ha una visuale a 360° sia dell’interno che dell’esterno.
Mente aperta ragazzi! Non ci fossilizziamo solo sulla nostra soggettività! :)
Dai nostri interventi non dobbiamo perdere di vista l’approfondimento del film proposto dal cineforum in cui si è data una traccia interpretativa inerente al costruttivismo radicale di Watzalawick;altre in riferimento alla cultura orientale;altre al cristianesimo. La mia interpretazione più coerente è:un esplicito riferimento alla filosofia occidentale più avanzata rappresentata dall’ESISTENZAILISMO il cui più alto esponente è Martin Heidagger.
EliminaQuesto è il pensiero del prof Antonio Gargano che rispecchia quello della filosofia moderna non le chiacchiere del signor “SI”:
“Martin Heidagger,figura oggi dominante nel panorama filosofico mondiale. In lui c’è un richiamo sia esplicito che implicito di tutta la filosofia contemporanea definita una filosofia vincente ,anche se ritenuta irrazionalista:anche in una filosofia irrazionalista c’è moltissimo da imparare e quindi dobbiamo considerarlo con attenzione e rispetto.”
Per approfondire www.youtube.com/watch?v=eFMkxKR5cSU
Quando Watzalawick asserisce :” Chi invece rimane fedele a se stesso e ai propri principi non è disposto a nessun facile compromesso; posto di fronte alla scelta tra l’essere e il dover essere egli si decide incondizionatamente per il mondo come deve essere e rifiuta il mondo quale esso è[tradotto:rassegnati non puoi agire per operare un cambiamento]. Nella preoccupazione di essere fedele ai propri principi, finisce per rifiutare continuamente ogni cosa, perché non rifiutare significherebbe già tradire se stesso. Il semplice fatto che il prossimo gli consigli qualcosa è quindi un motivo per rifiutare, anche nel caso in cui seguire tale consiglio sarebbe oggettivamente nel suo stesso interesse”. “Guardarsi dentro rende ciechi” “CONOSCI TE STESSO “ dove lo collochiamo? Socrate ha dato la vita per essere fedele alle sue idee:esatto contrario della filosofia di Watzalawick.