26 gennaio 2013

FILM AL CINEMA - "Cloud Atlas" di Tom Tykwer, Andy e Lana Wachowski

Con una durata di quasi tre ore, sei differenti tracce temporali che vanno dal 1849 al 2321, due troupe diverse che hanno girato separatamente (una "ai comandi" di Tom Tykwer e l'altra dei fratelli Wachowski) ed una produzione ad alto budget ma non legata a nessuna major, "Cloud Atlas" si presenta indubbiamente come un progetto ambizioso che tenta di fondere generi cinematografici e ricerca d'autore (ed in tal senso fa pensare innanzitutto a Kubrick).
Dal punto di vista formale nulla da eccepire: accurato sotto il profilo visivo e delle soluzioni di regia, con una colonna sonora appropriata ed un cast di attori notevoli che interpretano i ruoli più disparati, il film tiene il ritmo per la sua intera durata, grazie ad una sceneggiatura che incastra bene gli episodi e mantiene coinvolgente il non semplice intreccio narrativo. Il problema di "Cloud Atlas" risiede invece proprio nell'apparato contenutistico (con tutto il corollario di allusioni e di simbologie), nel suo proporsi in maniera tanto ideologica quanto confusa. La visione della vita che intende veicolare è talmente insistita da sfiorare il didascalismo: dalla fluidità dell'opera d'arte si deborda nella retorica da trattatazione (pseudo)filosofica, col risultato di appesantire la fruizione. Al contempo, dal tessuto dei significati non si riesce a cogliere nemmeno un'esposizione coerente, quanto piuttosto un'accostamento di tracce di senso che in alcuni casi possono apparire anche tra loro contrastanti. La sintesi tra istanze post-illuministe, reminiscenze cristiane e filosofia indiana stavolta non si può dire riuscita (come nel caso del primo "Matrix" dei Wachowski, che prendeva le mosse da spunti analoghi per quanto assolutamente non sovrapponibili).
Per concludere va evidenziato che "Cloud Atlas" insiste notevolmente sulla violenza e la sopraffazione, dall'inizio alla fine: se l'intento finale del film è quello di proporre un messaggio costruttivo, la modalità espositiva può invece risultare disturbante e l'impressione maggiore che resta all'uscita della sala è quella del malessere e della confusione.
Pier

2 commenti:

  1. Ciao Pier,
    il film a me è piaciuto molto, ha colpito soprattutto la mia sfera emotiva. Analizzandolo anche dal punto di vista razionale, le idee principali su cui insite sono semplici ed inequivocabili:

    la connessione di tutti gli esseri e l’interdipendenza di tutti i fenomeni del mondo sia nello spazio che nel tempo;

    la continuazione della vita attraverso la reincarnazione;

    la lotta per la libertà e contro le sopraffazioni giustificate da motivazioni genetiche o culturali;

    l’amore e la verità come unici mezzi di salvezza.

    Per quanto riguarda il punto due penso che il film sia volutamente vago. Non scandisce un cammino lineare e diacronico verso l’evoluzione, ma i personaggi hanno tendenze positive e negative in tutti i periodi storici considerati. A mio avviso, ma potrei non averlo interpretato nel modo corretto, non sappiamo chi si reincarna in cosa…Questo si riallaccia alla critica che hai fatto per quanto riguarda la sintesi.

    Ma chi l’ha detto che ci deve essere una sintesi?

    Magari non era questo il messaggio che volevano veicolare gli ideatori. A questo proposito, ho saputo che il film deriva da un libro, sarebbe anche interessante capire quanto il film sia vicino al libro.

    In generale, l’idea che un film possa proporre una sintesi tra religioni e istanze filosofiche diverse la trovo un po’ troppo pretenziosa…

    Per quanto riguarda la violenza, non capisco perché Matrix dovrebbe essere superiore visto che anche lì si fa parecchio uso della violenza ed è costellato di battaglie…
    Ciao

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  2. Ciao Nabladue,
    premetto che nell'accostarsi ad un film non trovo affatto necessario aver letto il libro da cui è tratto. L'opera ha una valenza a se stante e come tale va fruita e magari interpretata... Poi: l'idea pretenziosa quale sarebbe? Il film di cui parliamo propone una sintesi tra diversi spunti filosofico-religiosi, è un semplice dato di fatto...non so tu cosa intenda, io mi riferivo semplicemente al livello del messaggio che veicola attraverso la narrazione... Preferisco non entrare nel merito dei tentativi di interpretazione, l'approfondimento dei quali rischierebbe di prendere uno spazio eccessivo...faccio solo un esempio per chiarire a cosa alludo quando dico che si tratta di una sintesi non riuscita: se all'interno della stessa scena viene proposto attraverso i dialoghi un contenuto contemporaneamente smentito dalle immagini l'effetto è confusivo... Cosa che invece non accade in "Matrix", dove il tracciato è omogeneo e coerente. Inoltre, nella rappresentazione della violenza (ambito nel quale non avevo paragonato i due film ma colgo il tuo spunto), la differenza sta proprio a livello linguistico: laddove in "Matrix" prevale una messinscena coreografica ed estetizzata, che nella sua evidente falsificazione è difficile che possa risultare eccessivamente disturbante pur restando capace di svolgere la sua funzione catartica, in "Cloud Atlas" al registro spettacolare se ne mescola un altro di taglio più realistico, che viceversa lascia poco spazio alla catarsi in favore di un'illustrazione della crudeltà umana che alla fine si dimostra eccessiva ed insistita...
    Ciao

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