16 gennaio 2013

FILM AL CINEMA - "La migliore offerta" di Giuseppe Tornatore

Opera stilisticamente monumentale che mette in scena il fallimento di una vita: non c'è quindi da stare allegri ma il risultato non è neanche particolarmente disturbante. L'impianto è quello del thriller psicologico; la scrittura attenta tiene bene la suspense; la regia - ora avvolgente, ora insinuante, sempre sull'orlo del magniloquente - ammalia lo spettatore; la fotografia, le musiche e gli attori fanno il resto. Il gioco è riuscito e giunge liscio fino all'epilogo. Dove però ci si chiede: a quale scopo?
L'idea di usare stilemi del giallo per indagare sui risvolti delle personalità fobiche ed ossessive suscita inizialmente un indubbio interesse. Col procedere della narrazione l'intrattenimento si colora sempre più di tinte cupe fino ad assumere i connotati dell'esplicita malinconia, senza però neppure un'autentica partecipazione emotiva da parte dell'autore, come se lo scopo principale dell'opera fosse dimostrare la capacità di raccontare una storia in maniera magistrale. Con tale esito di fredda desolazione, "La migliore offerta" non ci fa compiere alcun percorso evolutivo e non concede nemmeno in compenso un briciolo di catarsi. Cosa ci lascia alla fine un film come questo? La visione ci ha arricchito? Che significato attribuirgli?
Le strade possono essere due. O lo si prende come un puro esercizio di stile - ed in tal senso è un riuscito esempio di cinema d'autore intriso di sfumature tardo-decadenti - oppure si tenta l'interpretazione per antitesi, decostruendone il messaggio per ricomporlo attraverso un'ottica rovesciata. In tal senso "La migliore offerta" può paradossalmente essere fruito (ed aiutare a vivere) come indicatore di una strada esistenziale da non seguire, con il corollario degli spunti di riflessione al negativo che può sollevare da questa prospettiva: cercare di non strutturare una personalità sulla base delle proprie nevrosi, di non rinunciare alle emozioni ed all'aspirazione ad amare, di non sublimare nell'arte (o in qualsiasi altra forma di evasione) le proprie insufficienze nei confronti della vita. Ma si tratta di un'evidente forzatura critica.
Pier

3 commenti:

  1. Sicuramente un'opera di stile, ben costruita, girata e recitata ma emotivamente 'blanda' e, come tale, deludente per chi da Tornatore pretende di più.

    Alessandra

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  2. L'ho visto questa sera. Un commento a caldo: per me è un capolavoro. Per le argomentazioni devo ripassare con più calma..:)

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  3. ...aspetto le argomentazioni allora :)

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