17 gennaio 2013

FILM AL CINEMA - "Vita di Pi" ("Life of Pi") di Ang Lee

Una storia perduta, uno scrittore in cerca di un significato che intraprende il consueto viaggio in India alla ricerca di un racconto autentico e si imbatte in Pi, protagonista del film e dell’omonimo romanzo best seller di Yann Martell. La vicenda di questo personaggio si apre con la narrazione dell’infanzia e della giovinezza inquieta di un intelligente ragazzo dell’India Francese, la cui vitalità intellettuale del tutto inconsueta trae origine dalle sue stesse radici e dalle più importanti figure di riferimento: il padre - gestore di uno zoo, laico e razionalista - e la madre - emblema di un'India religiosa che manifesta la sua essenza nel Sacro, qui declinato in termini antidogmatici e di una delicatezza commovente. La danza della vita, alimentata dalla tensione degli opposti, mostra il suo lato drammatico nel tragico naufragio del mercantile sul quale erano imbarcati la famiglia di Pi, gli animali dello zoo (da cedere con lucro per iniziare una nuova vita in Canada) ed un interessante equipaggio.
Le domande senza risposta dell’umanità trovano un tentativo di spiegazione nel criptico significato di una tragica esperienza nella quale Pi condividerà la lotta per la sopravvivenza su una zattera assieme alla bestia più temibile dello zoo: la tigre Richard Parker. Una riflessione sul destino, sul cosmo e su Dio, declinata in un linguaggio che può accontentare molti: laici dubbiosi, spiritualisti ferventi, scettici, razionalisti, moralisti e sentimentali, tutti appagati dalla possibilità di una chiave di lettura molteplice degli eventi, volutamente fatta risaltare nel finale. Un film che richiede comunque l’attitudine a ricercare la propria versione e quella dell’altro, senza necessariamente trascenderle o fonderle in sintesi improbabili.
Alessandro Manna

3 commenti:

  1. Ciao Alessandro, ho apprezzato molto la tua recensione. Non ho molto da aggiungere, se non che una minore durata forse avrebbe giovato alla resa espressiva. Trovo infatti che alcuni passaggi appesantiscano un po' la narrazione. Ma nel complesso il film mi è piaciuto.

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  2. ciao Pier,

    confermo il nome del mercantile: "Tzim Tzum" o "Tsim Tsum", un chiaro riferimento alla "Contrazione" che nella Cabbalà si riferisce alla Luce illimitata che così, autolimitandosi, permette la Creazione.

    Alessandro

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  3. Il film induce a riflettere su noi stessi, sul lato "B" della nostra personalità, quello più fosco, oscuro, che ci piace di meno, malamente e a stento integrato con il lato "A". Anche quello "B" però ci e', in qualche modo, necessario al pari dell'altro, quello che, invece, mostriamo, almeno in apparenza, più volentieri. Sta a noi individuarlo, capirlo, accettarlo ed integrarlo realmente in noi stessi. Compito faticosissimo e difficilissimo.
    Non tutto, poi, ciò che accade intorno a noi, seppure al primo approccio negativo, è realmente tale. La vita ci manda spesso dei segnali, ci offre delle occasioni che molte volte non cogliamo perché non ne comprendiamo il vero significato, anche in termini spirituali. Dovremmo, insomma, essere costantemente vigili, guardinghi, carichi di attenzione ma mai diffidenti, sempre pronti a farci sorprendere dalla vita e dalla sua pienezza.

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